Il testo della legge di stabilità attualmente in discussione in Parlamento oltre a ripristinare la detassazione dei premi di produttività prevede esoneri fiscali anche ai premi erogati ai dipendenti sotto forma di offerte di servizi o di bonus per l’acquisto di beni, con l’obbiettivo di sviluppare la contrattazione di secondo livello e il welfare aziendale.
Il contratto nazionale Uneba ha già anticipato questa spinta, attraverso l’introduzione dell’Elemento Retributivo Mensile Territoriale, e il contratto regionale veneto recentemente firmato la ha raccolta, prevedendo la “possibilità per i dipendenti di scegliere se incassare le componenti variabili del salario – dai bonus per la costanza di servizio o per l’affiancamento ad un neoassunto fino alla componente territoriale della retribuzione e ai permessi – in denaro, in servizi di welfare o in riduzioni dell’orario di lavoro”, come spiega questo articolo su Percorsi di Secondo Welfare.
Ma quanto è diffuso il welfare aziendale in Italia?
Qualche risposta arriva dal Rapporto Istat 2015, che sul tema ha interrogato un campione di imprese.
Nel settore dei servizi, il 31% delle imprese dichiara di offrire servizi sociali o assistenziali , il 50% misure di flessibilità oraria come la banca ore. Ecco i dati nel dettaglio.
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