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La Long Term Care tra carenza di infermieri e slanci di innovazione

Nei servizi per anziani, a fine 2021, mancavano il 13% degli Oss, il 18% dei medici e ben il 26% degli infermieri. A causa della carenza di professionisti ma anche del passaggio degli stessi al Servizio Sanitario Nazionale. Con la conseguenza che si sovraccarica il personale già in servizio, con difficoltà a gestire ferie e turni e rischio di burnout.

E’ un’emergenza che più volte Uneba ha evidenziato, più recentemente nella Giornata nazionale del personale sanitario e sociosanitario, del personale socioassistenziale e del volontariato.

Ed è uno dei temi evidenziati da  “Il presente e il futuro del settore Long Term Care: cantieri aperti”, quarto rapporto dell’Osservatorio Long Term Care”, sostenuto da Essity, che con il marchio Tena è sponsor del sito Uneba.

Tra gli enti che hanno partecipato alla ricerca svolta dall’Osservatorio Long Term Care, anche gli associati Uneba Fondazione Casa Cardinale Maffi, Fondazione Don Gnocchi, Fondazione Maddalena Grassi, Fondazione Sacra Famiglia.

Registrazione della presentazione del Rapporto

Rapporto Long Term Care – Comunicato stampa

Come rispondere alla carenza di personale?

Gli enti, sostiene il Rapporto, hanno compreso che per mantenere il personale e attirarne di nuovo è necessario investire sulla propria identità e cultura organizzativa, e comunicarla.

Ecco i risultati di una delle domande poste dall’Osservatorio a un insieme di enti del settore della long term care.

Le aziende del settore sociosanitario stanno provando a innovare, lo testimoniano i casi di successo che abbiamo raccolto nel Rapporto, ma come possiamo pensare che riescano a farlo se scarseggia il fattore critico di successo principale, ovvero il personale? Senza le persone il cambiamento non può arrivare.

Elisabetta Notarnicola, coordinatrice del Rapporto

In che modo le Rsa possono cambiare?

Tra i possibili “nuovi modelli” a cui le Rsa possono guardare per il futuro il Rapporto, sulla base di quanto raccolto tra gli enti studiati, individua:

  • Rsa sempre più aperta al territorio
  • Rsa specializzata per un determinato tipo di utenza (es. demenze, stati vegetativi)

Il Rapporto individua 4 cantieri di innovazione:

  • consolidare le competenze e le capacità di gestione
  • aumentare gli spazi per servizi digitalizzati
  • diversificazione  e specializzazione dei servizi
  • nuovi servizi per la long term care, all’interno della quota a pagamento

La carenza di personale, però, limita anche la possibilità di avviare servizi innovativi.

Qui tutti gli articoli di www.uneba.org sul tema del futuro delle Rsa

 

I numeri del settore long term care

Su 3,8 milioni di anziani non autosufficienti, circa 300.000 sono accolti in strutture residenziali.

Il sistema attuale ha scarse capacità di copertura del bisogno: il welfare pubblico arriva al massimo al 30% degli anziani in condizione di long term care.

I curatori del Rapporto invitano a “sgombrare il campo da una visione idealistica e retorica della cura al domicilio. I dati attuali mostrano una scarsissima capacità di presa in carico di ADI ed è impensabile pensare che, nonostante il PNRR, siano possibili investimenti tali da cambiare il paradigma dei servizi pubblici al domicilio, almeno nel breve-medio periodo”.

Nel corso del 2020, evidenzia il Rapporto, le aziende del settore anziani hanno perso il 6% del fatturato.

Le buone pratiche degli enti Uneba

Il capitolo 4 del Rapporto evidenzia iniziative innovative portate avanti dagli enti studiati dall’Osservatorio. Tra questi, la Revisione dei CDCD e della rete dei servizi di Fondazione Don Gnocchi, l’Alzheimer Lab (qui tutti i video del canale YouTube Alzheimer Lab) e la formazione Approccio Capacitante e Portale Parenti di Fondazione Sacra Famiglia,  e Tecnologia in Struttura di Fondazione Casa Cardinale Maffi, di cui proponiamo qui sotto la scheda di sintesi.

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