Mostrare video sulla natura a persone con demenza e contemporaneamente coinvolgerle in adeguate conversazioni “può dare importanti risultati rispetto al tono dell’umore, al desiderio di comunicare e alla conservazione di aspetti dell’identità personale che purtroppo la malattia, col tempo, porta a far scomparire dalla consapevolezza”.
E’ l’esperienza vissuta dall’associato Uneba Lombardia Fondazione Restelli, come racconta lo psicologo dell’ente Francesco Carati, correlatore della tesi di laurea in psicologia di Simone Galati.
Galati, infatti, ha testato proprio con con uomini e donne con demenza moderata o severa accolti nel Nucleo Protetto Alzheimer della Restelli, la sua ipotesi sperimentale sui video naturalistici.
Ecco due dei video realizzati da Galati e testati con gli ospiti della Fondazione Restelli.
Ecco come Galati racconta a www.uneba.org il progetto di ricerca
I DESTINATARI – L’intervento proposto è stato svolto all’ interno della Fondazione Restelli e ha coinvolto anziani con una chiara diagnosi di Alzheimer, senza deficit afasici e sensoriali. I partecipanti avevano tutti una demenza moderata o severa secondo la classificazione della Clinical Dementia Rating Scale.
QUALI VIDEO,COME E QUANDO – Ai soggetti sono stati mostrati video di paesaggi naturali una volta a settimana, per un periodo complessivo di dodici settimane di intervento. I video raffiguravano scenari naturalistici, avevano una durata non superiore ai 10 minuti ed erano dotati di una musica di sottofondo per facilitare il rilassamento degli anziani e il loro coinvolgimento. I video sono stati mostrati ai partecipanti attraverso un computer portatile per superare eventuali problemi di deambulazione. Contemporaneamente alla visione dei video, gli anziani venivano stimolati attraverso domande mirate a raccontare quello che stessero vedendo, le emozioni provate ed eventuali ricordi emersi.
VIDEO RISTORATIVI E RIGENERATIVI – I video proposti sono stati creati dal titolare della ricerca (Dott. Galati), con l’obiettivo di essere ristorativi e rigenerativi sulla base dei criteri stabiliti dalla “Attention Restoration Theory” di Kaplan. In particolare, essi dovevano generare meraviglia negli osservatori, fungere da mezzo di evasione dai problemi e pensieri della vita quotidiana, essere estesi e infine essere compatibili con i desideri e le aspettative degli osservatori. Per dimostrare che questi criteri fossero stati rispettati dai video, è stata somministrata la “Perceived Restorativeness Scale” ad un gruppo eterogeneo di 20 soggetti, che ha effettivamente valutato i video come efficaci e ristorativi.
L’intervento appena descritto aveva come obiettivo valutare gli effetti dei video della natura sulla depressione e sull’apatia in pazienti con demenza.
Attraverso la sperimentazione attiva e l’analisi dei risultati è stato possibile rilevare come l’intervento abbia delle prospettive future molto interessanti e possa portare ad una riduzione delle emozioni negative degli anziani con demenza.
A livello qualitativo, parlando e dialogando con gli anziani durante la visione dei video, è emerso come trovassero l’osservazione di tali filmati un’attività piacevole. In particolare, attraverso una analisi del contenuto delle conversazioni è stato possibile rilevare le tematiche maggiormente ricorrenti.
Gli anziani dichiaravano di sentirsi più vivi e di voler conoscere nuovi luoghi. Essi mostravano un aumento delle emozioni positive e una riduzione di quelle negative. Alcuni di loro manifestavano il desiderio di ballare e di muoversi a ritmo della musica, che è risultata molto piacevole. Infine, gli anziani hanno espresso l’importanza e l’utilità di poter conversare con qualcuno e contemporaneamente venire ascoltati.
Tali risultati estremamente significativi a livello qualitativo, sono stati in parte confermati anche a livello quantitativo. Confrontando i punteggi iniziali, intermedi e finali della Cornell Depression Scale in Dementia (scala volta a misurare i livelli di depressione di persone con demenza) e dell’Apathy Evaluation Scale (scala per misurare l’apatia) è stato possibile rilevare come nonostante la progressione nel tempo della gravità dell’Alzheimer, l’intervento abbia permesso di mantenere stabili i punteggi di apatia e depressione.
Questa stabilità rilevata a livello quantitativo, all’interno di un quadro di demenza grave, è un risultato che si può valutare positivamente.
Sulla base dei risultati ottenuti sia quantitativamente che qualitativamente, questo intervento apre molte strade per il futuro.
In particolare, è stato dimostrato come l’utilizzo di video della natura abbia un ottimo potenziale per promuovere una riduzione delle emozioni negative e un aumento di quelle positive, così come teorizzato da diverse teorie, tra cui l’Attention Restoration Theory.
I video della natura proposti nella ricerca sono stati ristorativi; tuttavia, per aumentare la loro efficacia si potrebbe valutare l’utilizzo di scenari personalizzati sulla base dei desideri e degli interessi dell’osservatore.
Creare video ad hoc sulla base dell’osservatore andrebbe nella direzione di aumentare la compatibilità, sopra descritta, risultando dunque maggiormente efficaci. I video della natura personalizzati farebbero sentire la persona unica e speciale, attraverso un percorso “tailored” ovvero tagliato su misura.
I video potrebbero essere utilizzati non solo per il loro potere benefico e rigenerativo, ma anche come stimolo per avviare conversazioni con gli anziani.
Come sottolineato da diversi autori, conversare con gli anziani con malattia di Alzheimer e ascoltare quello che loro hanno da dire è un mezzo importante per riconoscere i loro sentimenti e farli sentire rispettati e accolti (Lai, 2000; Vigorelli, 2008; Bruce et al., 2003). Le emozioni negative, l’apatia e la depressione potrebbero essere attenuate attraverso le pratiche conversazionali, che mirano attraverso un approccio capacitante a rendere la persona più attiva.
Il miglior modo per far fronte ad una malattia che porta la persona a svalutarsi, è compiere attività che possano far sentirla capace di comunicare.
Un protocollo efficace dovrebbe dunque mirare a valorizzare la persona, utilizzando i video della natura come uno stimolo per avviare conversazioni, dialoghi o delle vere e proprie narrazioni.
In tal modo, il protocollo non solo sfrutterebbe il potenziale ristorativo dei video ma anche quello delle conversazioni e delle pratiche narrative. L’utilizzo combinato di questi strumenti è la strada da perseguire per un protocollo veramente efficace.
La tesi di Galati si intitola “Somministrazione di video di paesaggi naturali a pazienti affetti da malattia di Alzheimer: impatto sulla depressione e sull’apatia” e gl è valsa la laurea magistrale, all’Università Cattolica di Milano, in “Psicologia per il benessere: empowerment, riabilitazione e tecnologia positiva”. Relatrice la professoressa Maria Caterina Silveri.
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