L’associato Uneba Veneto Oasi San Bonifacio, assieme alla cooperativa Promozione e Lavoro ha presentato venerdì 23 gennaio, durante il convegno “Chi paga il nuovo welfare?”, il frutto di un’indagine sui bisogni sociosanitari della popolazione delle province di Verona e Vicenza, e sulle azioni possibili a partire da questi bisogni.
Trovate qui sotto le slide della Sintesi dei risultati dell’indagine curata da Riccardo Fiorentini del dipartimento di Scienze economiche dell’Università di Verona e della relazione “Dalla ricerca all’azione: le ricadute sull’offerta di servizi sociali” di Andrea Lionzo del dipartimento di Economia aziendale dell’Università di Verona.
Ecco i contenuti in sintesi.
I servizi sociosanitari devono fare un passo avanti. L’attuale sistema di offerta è relativamente rigido e costoso, ed il nuovo pilastro deve essere l’assistenza domiciliare: emergono richieste di servizi domiciliari “leggeri”, dalla lavanderia alla consegna dei pasti, ma pure di luoghi di integrazione sociale per anziani, come i centri diurni. Ma ci sono ostacoli al cambiamento, tra cui la diversità di approccio tra soggetti aperti al mercato, come gli operatori privati profit e nonprofit – come gli enti Uneba- e soggetti che non operano in questa logica, come Ulss e Comuni.
Il cambiamento è necessario anche perchè i bisogni sanitari sono in aumento, con incremento delle malattie croniche e dei fabbisogni di controllo periodico, i servizi sociosanitari attuali lasciano insoddisfatti per la complicazione burocratica dell’accesso e la scarsa integrazione tra pubblico e privato.
Dal focus group svolto con personale di Oasi San Bonifacio e dalla collegata cooperativa Promozione Lavoro emergono come priorità anche:
- informare meglio famiglie e anziani sulla rete dei servizi
- migliorare il rapporto tra cittadini e servizi superando la frammentazione delle figure di riferimento
- garantire informazione nella gestione delle emergenze post ospedaliere
Il 91% di un campione di dirigenti Ulss, sindaci, sindacati ed altre intervistati ritiene che gli individui e le famiglie debbano compartecipare alla spesa per i servizi: in base a criteri congiunti di salute, reddito e territorio per il 54%; solo per il reddito per il 33%.
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