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Uneba Veneto – Cosa abbiamo imparato dalla pandemia, e come possiamo prepararci al prossimo imprevisto

Il mondo sociosanitario si trova al centro di un dibattito che riguarda l’esistenza stessa delle RSA: da più parti c’è chi si chiede se hanno ancora ragione di essere; ci si interroga sulla “missione” di queste strutture e sul modello organizzativo del futuro per la presa in carico di cronicità e disabilità.
Pare probabile che alcune modifiche che sono state introdotte in questi tempi di emergenza nell’assetto organizzativo delle nostre organizzazioni potranno rimanere nella pratica quotidiana prossima; in ogni caso saremo chiamati ad implementare nuovi modelli organizzativi ed a modificare molti dei nostri comportamenti e consuetudini operative.

L’emergenza epidemiologica ha mostrato che l’imprevisto può accadere quando non te lo aspetti.
C’è chi ha gridato al cigno nero; poi però ci è stato spiegato e proprio da quel Nassim Nicholas Taleb, autore de “Il cigno nero – Come l’imprevisto governa le nostre vite” che non è proprio così; perché la pandemia è sicuramente un evento eccezionale ed imprevisto ma non era imprevedibile!
In ogni caso, quando arriva, l’imprevisto va affrontato.
All’improvviso, è calato il buio.

Parafrasando un pensiero di Franco Basaglia potremmo dire che quando arriva  il buio anziché limitarsi ad avere paura e magari correre a nascondersi, oppure muoversi a caso andando a sbattere, è preferibile accettare il buio ed organizzarsi per fare “assieme ad altri le cose che si possono fare al buio.”
Ed è proprio quello che abbiamo fatto noi nelle nostre strutture in questi mesi.

Alle nostre organizzazioni sono state richieste “capacità da grandi”: flessibilità, velocità nell’apprendimento, adattamento e resistenza.
Come manager abbiamo dovuto inventare soluzioni e risposte da mettere in atto in poco tempo, a volte in pochissimo tempo; abbiamo dovuto apprendere e fare apprendere ai nostri collaboratori nuovi comportamenti; abbiamo dovuto rassicurarli.

Le nostre organizzazioni hanno mostrato di essere resilienti.
E la resilienza è una capacità che va oltre la normale gestione dei rischi, presuppone una visione olistica del servizio.
Un’organizzazione resiliente si adatta ai cambiamenti dell’ambiente per durare nel lungo periodo. Impara dalle esperienze proprie ed altrui per superare le sfide del tempo.
Un’organizzazione resiliente guarda al futuro perché le organizzazioni resilienti sono forti, flessibili e proattive: vedono i problemi anche anticipandoli, creano risposte e sanno cogliere le nuove opportunità.
Un’organizzazione che apprende è un’organizzazione che si interroga sui cambiamenti dell’ambiente e dialoga con gli altri soggetti del mercato.

Nel nostro mondo un’organizzazione resiliente crea la rete, non si isola.

Per sopravvivere all’interno di un contesto o di un ambiente in movimento, un’organizzazione deve avere capacità di apprendimento almeno pari alla velocità dei cambiamenti che caratterizzano l’ambiente esterno.
Non può arrivare dopo!

È quindi con rinnovata convinzione che come Uneba Veneto e Università di Verona proponiamo a tutti i soggetti del mondo sociosanitario e sociale, privato, pubblico e civile, un percorso di formazione a sostegno dei manager.
E poiché riteniamo che interrogarsi sia un’attività che permette di liberare la creatività e sviluppare la fantasia, per affrontare il futuro, anche prossimo, dobbiamo noi per primi porci interrogativi sul cambiamento delle RSA e in generale sui modelli di presa in carico della cronicità e della disabilità che possono essere attivati

***

NOI CENTRI DI SERVIZI,  NUOVI BENJAMIN MALAUSSENE – Sono molte le sollecitazioni che ci sono arrivate in questi mesi: abbiamo ascoltato interventi autorevoli, altri che lo sono stati molto meno; ci  sono state provocazioni e anche tesi di tipo accusatorio. E questo, il comportamento dell’accusatore sbrigativo, noi lo capiamo anche, perché risponde all’umanissima esigenza di trovare un colpevole, “un capro espiatorio”. un signor Malaussène sul quale fare ricadere se non proprio tutte, almeno le maggiori responsabilità di un evento tragico, inspiegabile razionalmente, così da permettere di pensare di poterne restare fuori.
“<Il Capro Espiatorio non è solo quello che, all’occorrenza paga per gli altri è soprattutto, e anzitutto, un principio esplicativo, signor Malaussène> …..causa misteriosa ma evidente di qualsiasi evento inspiegabile”.
( da “Il Paradiso degli orchi” di Daniel Pennac)

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