Sono le Regioni a gestire la politica sociale e sanitaria. Ma i fondi per gli interventi arrivano in gran parte dallo Stato. Che taglia. Come reagiscono le Regioni? Quali scelte diverse vengono fatte nella comune situazione di avere meno risorse? Verranno presi dalla sanità i fondi per il sociale?
Sono questi i temi delle lunghe interviste che il sito www.redattoresociale.it ha fatto agli assessori al sociale di sette regioni italiane. Qui tutte le interviste.
In sintesi
Ermanno Russo, assessore al sociale in Campania, rivendica che nonostante la situazione finanziaria la sua giunta “per la prima volta è stata in grado di programmare le risorse disponibili per il sociale per il biennio 2011/2012: 175 milioni di euro” e ricorda la necessità di definire i Livelli essenziali delle prestazioni sociali (Leps).
Dall’Emilia Romagna, Teresa Marzocchi critica la proposta di riforma assistenziale del governo e spiega che, con le poche risorse disponibili, non è possibile un sistema sociosanitario retto dalla sanità. “Se la sanità è la priorità, per il sociale bisognerà capire cosa salvare”, dichiara.
L’assessore delle Marche Luca Marconi è ambizioso: “per il 2012 dobbiamo e vogliamo mantenere il livello delle prestazioni, con qualche ritocco in positivo per le politiche di settore”. Le risorse ci sono, dice, anche se è necessaria una revisione del loro impiego.
La Regione Puglia, spiega l’assessore Elena Gentile, è reduce da anni di forte investimento per potenziare la rete di strutture sociosanitarie, portandola a livello da Nord Italia. Solo che adesso, a causa dei tagli, sono diminuite le risorse per il sostegno alla rette. Le famiglie non possono permettersi le strutture, e inoltre i posti di lavoro del sociale sono a rischio.
L’assessore regionale della Sardegna Simona De Francisci sostiene che “caricare il sociale sul sanitario può essere una opportunità per mettere in atto delle fruttuose sinergie”, aggiungendo poi che è difficile pensare di diminuire la spesa sanitaria.
Secondo Salvatore Allocca, assessore alle politiche sociali della Regione Toscana, bisogna “mutare la tradizionale distinzione tra pubblico e privato per accedere ad una visione più ‘comunitaria’ in cui abbiano piena cittadinanza il sistema associativo ed il terzo settore“.
Infine il Veneto. Nella la sua lunga intervista, l’assessore al sociale Remo Sernagiotto afferma anche che “la sfida è di definire qual è il contenitore più adatto per la persona rispetto al bisogno di salute: la famiglia o la casa di riposo?”.Più domiciliarità e meno persone accolte in casa di riposo, è il suo progetto.
1 Comment
Non possiamo che replicare anche a lei, come a tutti quelli che
pongono analoghe sollecitazioni , che pubblicheremo su https://www.uneba.org
le novità sulle trattative, quando ce ne saranno. In ogni caso, perché
un accordo ci sia è necessario che entrambe le parti in causa lo
accettino…