Il Lazio ha approvato la riforma del welfare: pubblicata sul Bur la legge 11/2016 “Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali” approvata a maggioranza dal consiglio regionale. La legge fissa gli indirizzi generali e l’articolazione del Sistema.
Il Sistema integrato di interventi e servizi sociali, spiega la legge, è il complesso di prestazioni sociali in favore della persona, risultante dalla cooperazione tra Regione, Roma Capitale, Comuni, Province, Asl, Ipab, Terzo Settore.
Il Sistema integrato garantisce l’erogazione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali previsti dallo Stato (articolo 22 della legge 328/00)
La Regione e gli enti locali, si legge all’articolo 39, promuovono la partecipazione attiva del Terzo Settore nelle fasi di programmazione, progettazione e realizzazione concertata del sistema integrato.
La riforma prevede anche che si approvi una legge per trasformare le ipab, anche mediante fusioni, in aziende pubbliche di servizi alla persona, o in persone giuridiche di diritto privato senza scopo di lucro.
La programmazione delle politiche sociali sul territorio del Lazio avverrà tramite il Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali. Per ogni beneficiario è previsto un Piano personalizzato di assistenza.
Per il settore della disabilità, all’articolo 12, la legge mette in primo piano interventi come, ad esempio:
- realizzazione di strutture residenziali di tipo familiare per persone con grave disabilità e persone con sofferenza psichica prive di adeguato sostegno familiare
- interventi nel “durante noi”, cioè per garantire la progressiva presa in carico della persona con disabilità, anche grave quando i genitori sono ancora in vita.
- laboratori sociali integrati con altre forme di socializzazione disponibili nel territorio, per lo sviluppo dell’autonomia e l’inclusione sociale della persona, comprese le iniziative di agricoltura sociale
- realizzazione e implementazione di strutture diurne per persone adulte con disabilità
Per il settore degli anziani, all’articolo 13, la legge mette in primo piano interventi come, ad esempio:
- assistenza domiciliare e le dimissioni protette attivando forme di integrazione socio-sanitaria, in raccordo con strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie e con il coinvolgimento dei soggetti del terzo settore e delle famiglie
- percorsi di formazione e tutoraggio alle famiglie nella gestione delle persone anziane non autosufficienti
- sostegno economico per mantenere a domicilio persone anziane non autosufficienti
- promozione di forme residenziali alternative di tipo familiare
- promozione e la realizzazione dell’housing/co-housing sociale
Gli articoli 31 e 32 della legge stabiliscono le caratteristiche delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale e fissano i principi per la disciplina regionale su autorizzazione e accreditamento. La riforma inoltre introduce nuove regole su cessazione e decadenza di autorizzazioni per strutture che prestano servizi socioassistenziali, attraverso modifiche alla legge 41/03.
Il concorso degli utenti ai costi delle prestazioni sociali e socio-sanitarie è stabilito con l’Isee, specifica la legge, ma la Regione in casi particolari può prevedere ulteriori criteri di valutazione, come il quoziente familiare.
“Obiettivo della riforma – spiega il comunicato stampa regionale – è definire un modello di welfare regionale più aperto alla partecipazione dei soggetti pubblici e privati che operano nel sociale; più efficiente ed efficace sotto il profilo della programmazione, dell’organizzazione e della gestione dei servizi (…)Terzo settore, associazionismo, cooperazione e impresa sociale saranno chiamati ad una partecipazione sistematica alla definizione degli interventi per promuovere la progettualità e l’innovazione sociale”.
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