Il consigliere nazionale Uneba Franco Falorni, presidente dell’ente associato Uneba Toscana Fondazione Casa Cardinale Maffi ha scritto a Famiglia Cristiana per proporre un suo commento a “La Carta dei diritti degli anziani” a cura della Commissione ministeriale dell’assistenza sanitaria e socio sanitaria della popolazione anziana presieduta da mons.Paglia.
Proponiamo qui a seguire il testo integrale della lettera di Falorni.
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Pisa, 1 luglio 2022
Al direttore del settimanale Famiglia Cristiana
Caro direttore,
ho letto con interesse l’allegato della settimana scorsa al suo giornale, “La Carta dei diritti degli anziani” a cura della Commissione ministeriale dell’assistenza sanitaria e socio sanitaria della popolazione anziana.
Come non essere d’accordo sull’enunciato dei tre punti principali, ed i loro corollari: 1. Per il rispetto della dignità della persona, anche nella terza età; 2. Per un’assistenza responsabile; 3. Per una vita attiva di relazione.
Certo, abbiamo bisogno di innovare la maniera in cui ci prendiamo cura delle persone anziane in Italia e l’obiettivo di poterli curare presso le loro case il più a lungo possibile è giusto e doveroso. Penso che questa sia la strada e sono anche colpito positivamente quando il documento, a più riprese, richiama l’esigenza di trattare con grande empatia la persona anziana, chiamandola sempre per nome, e coinvolgendola in tutti i modi e fin quando è possibile sulle scelte che si pongono, dal menù che viene offerto per il pranzo, alle opzioni di trattamento medico (anche se apparentemente la sua capacità cognitiva possa sembrare sempre più limitata). Le persone anziane, nella nostra fondazione, vengono chiamate Fratelli e Sorelle Preziosi proprio per questo.
Il sistema delle Rsa in Italia è però molto variegato, ci sono strutture eccellenti e altre decisamente problematiche. Senz’altro è utile e necessario un intervento che precisi a livello nazionale gli standard obbligatori e anche i sistemi incentivanti che possano premiare le gestioni esemplari.
La Fondazione Maffi, che presiedo da anni, sta promuovendo una sorta di “rivoluzione nella cura delle fragilità” che ha al suo centro proprio la dignità delle persone, la responsabilità attiva della cura e, in particolar modo, la relazione, da quella tra assistiti e assistenti, ma anche tra interno della struttura e società civile, tra associazioni ed istituzioni del territorio a partire dalle scuole. Abbiamo chiamato tutto questo, “uscire dal fortino per entrare nelle tende”. Ecco perché, in definitiva, mi sento in accordo con i principi della carta dei diritti degli anziani.
Un po’ meno d’accordo sono sul modo in cui vengono presentati gli “esempi e considerazioni” o le “storie di vita vera”. In entrambi i casi si parla solo di situazioni reali e spiacevoli in cui le Rsa sono diventate delle prigioni, in cui figli o nipoti, supportati da amministratori di sostegno poco corretti, hanno puntato all’interdizione del parente per averne un beneficio economico. Si tratta ahimè di situazioni scandalose e che vanno stigmatizzate. Ma siamo proprio sicuri che esse siano la norma? Di fronte ad un problema tutt’altro che semplice, quello degli anziani non autosufficienti nel nostro paese, in presenza di una società liquida, frammentata e individualista, di anziani ricchi e di altri poveri, di strutture socio sanitarie diverse per caratteristiche e missione, di risorse pubbliche limitate, la tentazione può essere di operare un taglio deciso, come aveva fatto Alessandro Magno con il nodo gordiano. La matassa è fitta, operiamo un taglio netto, poi si vedrà. Ma così non si fa il bene delle persone, prima di tutto proprio degli anziani che vogliamo difendere.
Se tutto quanto la Carta propone a livello di principi è auspicabile e opportuno, crediamo che per non cadere in una visione “utopica” sia necessario parlare anche di risorse e di interventi che siano premianti per chi agisce in modo corretto. Noi questa rivoluzione, nel nostro piccolo, la stiamo portando avanti con iniziative concrete, con formazione mirata, con attività specifiche e progetti. E lo facciamo da soli, senza sostegni da parte di nessuno. Ma come fare a riportare questa logica in Italia, in presenza di sistemi spuri, alcuni virtuosi, altri decisamente lacunosi?
Gli abusi raccontati nella Carta attraverso le storie reali, e raccolti a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio sono forti e forse anche più diffusi di quanto si immagini. Ma se denunciare è giusto e necessario, non basta scagliare pietre, bisogna anche saper individuare storie esemplari, che incoraggino, che stimolino il cambiamento.
Il libro che ho scritto “Il dito medio di Romina” (in uscita da Pacini editore a settembre), parla di questo.
Lo stesso dicasi per la mostra a Pisa a Palazzo Blu di “Capolavori, re-interpretati e raccontati”, in programma il prossimo 29 settembre o lo spettacolo teatrale “Il contenuto vince?” del prossimo 30 settembre a Pisa al Teatro Verdi.
Sono narrazioni, create attraverso progetti e iniziative stabili, che esemplificano costruttivamente azioni e programmi in linea con la “Carta dei diritti degli anziani”. Ma fare di ogni erba un fascio, non serve: è ingiusto criminalizzare tutto il settore, senza percepire che c’è anche chi lavora in modo esemplare, con coscienza e professionalità.
Franco Falorni
Presidente della Fondazione Casa Cardinale Maffi Onlus
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