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Affettività e sessualità nella disabilità: al bando gli stereotipi, al centro l’etica

Scardinare la cortina di silenzio e ipocrisia, infrangere tabù e stereotipi ma, soprattutto, permettere alle famiglie di uscire dalla solitudine e garantire opportuna formazione agli operatori. Sebbene non ci sia una ricetta unica per garantire anche ai disabili la possibilità di esistere in quanto persone degne di vivere la dimensione affettività e sessuale, sono questi i primi passi da compiere.

 

Ne è convinta l’Opera Diocesana Assistenza di Catania, che in occasione della Giornata internazionale della disabilità ha deciso di farsi portavoce di un tema così delicato. Lo ha fatto organizzando il seminario “Affettività e sessualità nella disabilità: tra etica, scienza e diritti”, che ha coinvolto medici, psicologi, operatori associazioni e famiglie in un dialogo a più voci, con l’obiettivo di aprire la strada a percorsi nuovi, fatti di ascolto e ricerca di possibili soluzioni.

 

“La mission di un Ente come l’ODA, che è insieme Chiesa e servizi sanitari – ha spiegato il Commissario straordinario, Adolfo Landi –, risiede, prima di tutto, nell’ essere interlocutore privilegiato dei suoi utenti e delle loro famiglie, punto di osservazione e incontro col territorio. La società e le istituzioni non devono tollerare che i genitori si sentano soli; ecco perché intendiamo creare un consultorio permanente. L’ODA non è un’impresa, né deve esserlo, per la sua mission e per la qualità dei servizi offerti, che travalicano l’interesse economico e le logiche di mercato”.

 

Creare una sanità dal volto “umano” è stato anche il monito del neo assessore alla Sanità della Regione Siciliana, Ruggero Razza, che ha scelto il seminario dell’ODA per la sua prima uscita pubblica in questa veste: “Avverto per intero la responsabilità di guidare un assessorato che rappresenta più della metà della spesa pubblica nell’Isola, ed è doveroso farlo avendo sì presenti gli operatori del settore ma rappresentando sempre meglio coloro i quali si servono del Sistema sanitario”.

 

“La presenza dell’assessore è per l’ODA motivo di orgoglio e vogliamo leggervi un buon auspico, un’attenzione particolare per realtà, come la nostra, che si rivolgono a chi ha più bisogno”, ha sottolineato l’arcivescovo metropolita di Catania, mons. Salvatore Gristina, che ha aperto i lavori del seminario.

 

 Creare occasioni di dialogo e ascolto per tutti i soggetti coinvolti nella vita di una persona con disabilità: questa la priorità emersa nel corso dei lavori, moderati da padre Antonio Sapuppo, bioeticista e docente di Teologia morale allo Studio San Paolo di Catania. Troppi i pregiudizi che tengono in ostaggio un dibattito costruttivo e rigoroso sul tema. Barriere mentali dei “normodotati”, che per i disabili si traducono in muri affettivi. “Solo un approccio multidisciplinare, che metta l’etica al centro della questione – ha spiegato Sapuppo menzionando i più recenti studi del Comitato nazionale di bioetica – e coinvolga le famiglie, può invertire la rotta. Non dobbiamo avere paura di parlarne, se lo stile è sereno e intelligente”.

 

Un dibattito costruttivo, quello che si è tenuto stamani all’ODA, che è partito dalla necessità di scardinare lo stereotipo del disabile quale individuo asessuato ed eterno bambino, portando il contributo dell’esperienza diretta dei direttori sanitari delle strutture riabilitative dell’ODA, la neurologa Antonella Ignoto e le neuropsichiatre infantili Grazia Trovato, Giusi Romeo e Gabriella Bonaccorsi.
Focus anche sull’autismo, con la relazione di Domenico Mazzone, neuropsichiatra infantile e già professore di Neuropsichiatria infantile all’Università Di Catania, che ha posto l’accento sull’importanza di accompagnare gli autistici in un percorso di conoscenza di sé stessi e della dimensione affettivo-sessuale.

 

Presente anche l’Asp etnea, che attraverso gli interventi di Maria Concetta Cannella, psicologa e direttore dell’U.O.C Servizi di Psicologia, e Marco Ciriacono, neurologo e direttore dell’U.O.C. Handicap, ha sottolineato quanto sia importante partire da un’educazione sessuale e affettiva globale, ripensare la riabilitazione per migliorare il benessere degli utenti e lavorare in team: professionisti e operatori del Servizio sanitario e dei centri di riabilitazione e famiglie. Parlare di persone prima che di portatori di patologie è il monito lanciato da chi, ogni giorno, con la disabilità convive, come Salvo Mirabella, presidente associazione Come Ginestre, e Rosi Marino, presidente associazione Genitori soggetti handicappati.

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