Compassione, assistenza, sicurezza, competenza sono i 4 sensi del prendersi cura (caring) nelle professioni sociosanitarie.
Li individua Francesco Bellino nella sua relazione allo workshop “L’etica nei processi di cura e assistenza ai soggetti non autosufficienti” a cura di Uneba Puglia, SIBCE – Società Italiana per la Bioetica e i Comitati Etici, AMCI – Associazione Medici Cattolici Italiani.
Vediamo i 4 punti nel dettaglio
Compassione. “Significa – spiega Bellino – cum-patire, condividere anche emotivamente con l’ammalato la sua condizione, mettersi nei suoi panni. Porre al centro delle nostre attenzioni la persona malata, non semplicemente come l’oggetto delle nostre cure, ma essenzialmente come un essere umano, le cui esperienze ci toccano profondamente per la comune umanità”
Assistenza nell’attività “Significa fare per un’altra persona quello che non riesce a fare da sola. Aiutare il paziente a svolgere le normali attività della vita quotidiana che sono state compromesse dalla malattia è un importantissimo modo del caring”
Sicurezza “Farsi carico del problema del paziente, trasferendo le sue responsabilità e l’ansia per ciò che non va, così come il da farsi, sul medico o sull’infermiere o sugli altri operatori socio-sanitari”
Competenza “Svolgere tutte le procedure necessarie, personali e tecniche, con la massima coscienziosità e competenza tecnica. Si tratta di agire con scienza e coscienza”
Se dai valore, sei autonomo
Evidenzia poi Bellino che “l’essenza dell’autonomia non è l’autosufficienza, ma la capacità di dare valore (capacity to value). La radice del governo di sé è in relazione alla capacità di dare valore a persone, cose, oggetti. Una persona con gravi problemi di memoria o deficit cognitivi, pur essendo disorientata, incerta o confusa e pur bisognosa di assistenza, ha ancora qualcosa che le sta a cuore, qualcosa cui è attaccata e cui dà valore. Questa è una base sufficiente per ascrivere lo status di persona autonoma”.
Ecco il testo integrale della relazione di Bellino
relazione Bellino