Uneba sostiene e condivide lo spirito della legge 149/01 su adozione e affidamento dei minori, che prevede il passaggio dai grandi istituti alle piccole comunità di tipo famigliare per l’accoglienza di quanti non possono essere accolti da una famiglia.
Lo ribadisce il presidente Uneba Maurizio Giordano, che appoggia quanto scrive Giovanni Santone, presidente dell’Agenzia per la tutela dei minori di Padova, in questa lettera aperta al presidente della commissione della Cei per la pastorale sociale e del lavoro mons.Giancarlo Bregantini.
Lo spunto della lettera di Santone è quanto pubblicato sul Corriere della Sera a firma dell’arcivescovo di Pompei Carlo Liberati, in cui il prelato accenna ai “30 mila (bambini) abbandonati sulle strade italiane dopo l’ infelice legge n. 149 del 2001 che ha chiuso gli orfanotrofi”.
Santone invece, come scrive nella lettera a mons. Bregantini, “la legge 149/ 2001 è un provvedimento di grande respiro, perché non solo indica come necessaria la chiusura degli istituti e orfanotrofi tradizionali, non più adeguati alle situazioni del disagio minorile, ma indica il percorso (criteri e standard) per la definizione delle alternative al ricovero, che sono l’affidamento familiare e la comunità di tipo familiare, oltre all’adozione”.
Più avanti Santone scrive al responsabile della pastorale sociale e del lavoro: “Credo che la sensibilità di S.E. sui temi sociali possa fornire un indirizzo autorevole in materia di tutela dei minori. Peraltro, per quanto a mia conoscenza, istituzioni e organismi di ispirazione cristiana ( ne cito alcuni: la Fondazione Zancan di Padova, l’Uneba, anche attraverso il bollettino ufficiale ‘Nuova proposta’, e il Cnec) condividono lo spirito della legge 149/2001. Con questi e altri soggetti sociali si potrebbe aprire un dibattito allo scopo di tenere viva l’attenzione di tutte le istituzioni pubbliche e private sui bambini ‘bene comune’ -come afferma il Cisf – del nostro futuro”.
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