“Un’insostenibile mancanza di fondi che rischia di far precipitare la situazione aprendo gli orizzonti alla cessazione delle attività di semi-convitto delle varie istituzioni associate”.
Così il presidente di Uneba Napoli Lucio Pirillo descrive la drammatica situazione delle strutture che accolgono minori di quartieri e situazioni difficili: strutture a cui da 4 anni il Comune di Napoli non paga le rette dovute. Dal sindaco Iervolino al sindaco De Magistris, nulla è cambiato. Anzi, per gli enti Uneba la situazione è peggiorata. Le promesse non sono state mantenute. Il debito accumulato dalle strutture è di circa 40 milioni, e neppure la rateizzazione auspicata da Uneba si è realizzata.
“Ci troviamo alla conclusione di un percorso di strategia che ci aveva fatto sperare nell’amministrazione De Magistris – dichiara Pirillo in un comunicato stampa -. Ma a distanza di un anno e mezzo dall’insediamento dobbiamo prendere atto che non ci sono state proposte concrete. Oggi abbiamo 7-800 bambini e circa 300 operatori che sono in mezzo ad una strada”. Alcuni istituti hanno dovuto sospendere le proprie attività: cinque l’anno scorso, 8 quest’anno. Tutti nelle zone più difficili della città”.
“L’Uneba – prosegue il presidente – cercherà di lavorare in maniera costruttiva per far durare queste attività quanto più a lungo possibile. La chiusura delle istituzioni e la cessazione delle attività di semi-convitto sarebbero una sconfitta per tutti”.
“Se il Comune ha deciso di far cessare le nostre attività semi-convittuali deve dichiararlo apertamente senza nascondersi dietro a promesse fatte e mai mantenute”, dichiarano gli istituti associati Uneba dopo l’assemblea straordinaria di martedì 18 settembre, la seconda del mese. A cui ne seguirà un’altra venerdì 28 settembre. In cui di discuterà una proposta clamorosa: sospendere tutte le attività convenzionate con il Comune di Napoli.
Nel frattempo, il presidente Pirillo ha scritto una lettera aperta al sindaco De Magistris e alla città di Napoli tutta.
In cui ricorda l’importanza di semiconvitti e case albergo a Napoli, che accolgono rispettivamente 2000 minori e 800 anziani, dando lavoro complessivamente a 1000 persone. Il loro ruolo sociale è fondamentale.
“Gli assistenti sociali del Comune di Napoli e di altri comuni limitrofi – sottolinea Pirillo – sanno bene quanti bambini sono stati curati nel corpo e nell’anima con l’intervento congiunto Comune-semiconvitti”.
“Fa rumore, giustamente, la chiusura di una fabbrica e il licenziamento di cento lavoratori, si muovono le tv, si mobilitano i politici; non fa rumore, invece, sembra non smuovere nessuno, la chiusura di tantissimi servizi sociali per i più deboli”.
Drammatico l’appello finale di Pirillo:
“Caro sindaco, noi non abbiamo più alternative: o interviene lei con tutta l’autorità oppure sappia che tutti gli Istituti di assistenza chiuderanno e si ritroverà anche lei sulla coscienza, alla pari dei suoi predecessori, migliaia di minori a rischio e anziani poveri lasciati ulteriormente soli a se stessi e centinaia di bravi ed onesti professionisti senza più lavoro”.
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il Comune deve pagare prima servizi e forniture verso i più deboli della città e poi pagare e rimborsare consulenti, partecipate e politici.