Come possono prepararsi le strutture sociosanitarie all’autunno e all’inverno che potrebbero portare un nuovo aumento dei casi di Covid19? Dopo le indicazioni in materia che l’Istituto Superiore di Sanità dà alle Regioni, ecco il punto di vista di Uneba Lombardia: pubblichiamo estratti degli interventi del presidente di Uneba Lombardia Luca Degani su “Il Giorno” del 27 agosto 2020 (vedi articolo sotto) e su SanitaInformazione.it (vedi video a fondo pagina)

DA IL GIORNO – “Se è certo che oggi si è capito che le Rsa sono un luogo di facile diffusione dell’epidemia perché abitato da soggetti ad altissimo rischio che hanno limitati contatti con l’esterno attraverso operatori o parenti, è altrettanto certo che questa chiarezza deve farci avere comportamenti generali di massima tutela.

Innanzitutto ci si aspetta che a livello nazionale questa popolazione sia oggetto di screening continuo e analitico.

Si deve poi garantire a queste persone grandi anziane, anche eventualmente nel luogo in cui oggi risiedono (le rsa) un livello di tutela sanitaria ospedaliera che si prenda carico farmacologicamente e con specialisti dedicati (infettivologi, pneumologi, etc.) ed in maniera anticipata del loro eventuale stato infettivo.

Serve che il Sistema Sanitario Nazionale si attivi con una attenzione igienistico-organizzativa che faccia sì che dichiarazioni apodittiche come quella di passare dalla attenzione alla acuzie alla cronicità piuttosto che dalla centralità ospedaliera al territorio diventino un dato di realtà. A rischio diverso risposte diverse, anche nell’ottica preventiva.

Serve certezza di approvvigionamento dei Dispositivi di Protezione individuale (mascherine, guanti, camici monouso, etc.) nei luoghi di vita collettiva della popolazione maggiormente fragile, che si chiamino rsa o Comunità alloggio ma partendo dal presupposto di cui dobbiamo avere coscienza. Questo virus infetta tutti ma colpisce in maniera differenziata la popolazione più fragile per età o patologie croniche. (…)

Oggi non solo le rsa ma tutta la popolazione grande anziana e pluripatologica deve essere posta al centro del Sistema sanitario.

La virulenza del virus in questo momento non c’è del tutto nota. Il maggior rischio dei soggetti fragili nella eventualità di una infezione c’è, invece, ed è chiarissimo. Costruiamo su questo un opportuno Sistema di prevenzione e tutela organizzativa”.

DA SANITA’ INFORMAZIONE – “Siamo in una situazione in cui il mondo delle RSA ha oggettivamente una grande preoccupazione da un punto di vista economico, perché non siamo ancora riusciti a rientrare dalla crisi che ha colpito l’attività per la chiusura di molte strutture costrette al mantenimento di ospiti inappropriati; e al tempo stesso paura di ripiombare nella situazione di emergenza da Covid da cui ancora molte RSA non si sono riprese.

Vorremmo avere la certezza, laddove ci fosse una seconda fase, che venissero garantiti da parte dell’autorità pubblica strumenti di protezione, percorsi di cure e prese in carico. Ad esempio, non abbiamo visto quasi in nessuna parte d’Italia un modello che garantisca un corretto rapporto tra azienda ospedaliera e mondo delle RSA, che faccia sì che gli specialisti possano entrare nelle RSA anche solo con le loro competenze attraverso il web per poter garantire un inizio di presa in carico clinica immediata”.