“La nostra vita potrà riprendere veramente soltanto quando, con i nostri comportamenti, avremo tutelato anche la persona più fragile”.
Si conclude così l’intervento di Valentino Patussi, specialista in medicina del lavoro e in igiene e sanità pubblica, collaboratore dell’ente associato Uneba Friuli Venezia Giulia Casa Ieralla.
Potete scaricare il testo “Riflessioni sulla fase due – Il rischio per le persone più fragili” o leggerlo qui a fondo pagina.
“Pur essendosi ridotto l’R0, – scrive Patussi – l’aumento dei contatti tra le persone legato alla fine del cosiddetto Lockdown comporterà probabilmente un nuovo aumento dei positivi, legato alla maggiore possibilità di incontrare persone infette, anche se queste non presentano sintomi rilevanti, ed è proprio sul “quante” di queste nuove infezioni si verificheranno si gioca la riuscita della cosiddetta Fase 2.a”.
Se una persona positiva al Covid “venisse a contatto con un ospite di una residenza per anziani o per altri soggetti con fragilità, si troverebbe di fronte ad un gruppo molto numeroso di persone totalmente indifese, che vivono in un ambiente relativamente limitato, tra le quali, ferma restando l’efficacia delle più strette misure di prevenzione, l’infezione potrebbe diffondersi a macchia d’olio. E, come evidenziato, queste strutture rappresentano la situazione perfetta per la diffusione delle infezioni, che spesso portano al decesso le persone colpite”.
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