COMUNICATO STAMPA
UNEBA: IL DECRETO DIGNITÀ DANNEGGIA IL SERVIZIO DI ASSISTENZA AD ANZIANI, PERSONE DISABILI, MINORI
Per garantire alle persone fragili l’assistenza 24/7 cui hanno diritto
servono liberalizzazioni e sgravi sui contratti fatti per sostituire chi è assente.
Maggiori vincoli sui contratti a termine
rischiano di diventare una “tassa” a carico degli assistiti e delle loro famiglie
Roma, 25 luglio 2018
L’Uneba- Unione Nazionale Istituzioni ed Iniziative di Assistenza Sociale – nella sua qualità di associazione di categoria che unisce e rappresenta circa 1.000 Enti del Terzo Settore operanti nel campo socio – sanitario e socio – educativo, (principalmente strutture residenziali per anziani, persone con disabilità e minori) ritiene di dover rappresentare le preoccupazioni dei suddetti Enti generate dal decreto legge 12 luglio 2018 n. 87 (“Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese”), il cosiddetto “Decreto dignità”.
Pur nella condivisione degli obiettivi, temiamo tuttavia che il decreto legge abbia ricadute negative sull’organizzazione del servizio assistenziale, con pregiudizio per le persone assistite, per le loro famiglie e per gli stessi lavoratori dipendenti.
Sostanzialmente, il servizio di assistenza alla persona, nel nostro caso, si svolge sulle 24 ore e su tutti i giorni dell’anno.
In tal situazione, una qualsiasi assenza da parte degli operatori – anche di un sol giorno, e persino di una sola ora – deve essere sostituita, pena una discontinuità assistenziale e la conseguente responsabilità oggettiva dell’Ente datore di lavoro.
Il settore necessita di strumenti specifici per sopperire alle assenze di personale, ma l‘ordinamento risulta essere tuttora carente nel rendere disponibili idonei strumenti per la loro sostituzione.
Recenti innovazioni in materia di congedi parentali ne consentono, giustamente, la fruibilità ad ore, a giorni, a periodi non programmabili, e scarsamente prevedibili, del tutto scollegati alle esigenze di servizio, e tutto ciò mentre, nel contempo, scompaiono dal mercato del lavoro i contratti a progetto ed i voucher, lasciando gli Enti privi di margini di flessibilità e di soluzioni.
Ora, con il Decreto Dignità, è venuto il turno del contratto a termine e della somministrazioni a termine, entrambi penalizzati, abbreviati nella durata (il che comporta un incremento, non già una riduzione della precarietà e della disoccupazione. Vi è infatti da chiedersi: che fine faranno coloro che, dopo il primo anno di lavoro a termine, non verranno confermati?).
A titolo di esempio, è legittimo domandarsi:
Cosa significa, rispetto agli incrementi di attività che devono essere ‘significativi’? Quale parametro di “significatività” si deve utilizzare?
Cosa vuol dire ‘non programmabili’? Si tratta di commesse arrivate il giorno prima, la settimana prima, il mese prima?
(Il riferimento è alle regole per la stipula di contratti a termine fino a 24 mesi di durata fissati dall’articolo 1 del decreto di legge)

Conclusivamente:
Uneba è contraria ad una nuova tassa che, inevitabilmente, si riverserebbe sulle persone assistite e sulle loro famiglie.
Uneba ritiene che le assunzioni e le somministrazioni per sostituzione, in settori di pubblica utilità nei quali sussiste l’obbligo di garantire la continuità del servizio, debbano essere, per loro natura, totalmente liberalizzate in quanto a durata, rinnovi , proroghe ed intervalli, nonché economicamente defiscalizzate, a tutto vantaggio degli assistiti e delle loro famiglie.
Uneba auspica la ricostituzione di forme di flessibilità quali collaborazioni e voucher, nonché facilitate ed incentivate forme contrattuali quali somministrazione a termine, contratti a termine, contratti intermittenti.
#decretodignita #decretodignità : penalizzare contratti a termine e somministrazioni penalizza l’assistenza ad #anziani, #disabili, #minori Le critiche di UNEBA, voce del non profit cattolico https://t.co/9BPi96mna3 pic.twitter.com/c2JbyPWhno
— Uneba (@unebanazionale) 25 luglio 2018
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