In un’Italia in cui aumenta e aumenterà il numero degli anziani, e degli anziani soli, non si può fare a meno delle Rsa. Ma non si può neanche fare a meno di innovare le Rsa. Uneba è pronta a fare la sua parte e a collaborare in tutte le sedi per promuovere il cambiamento.
Ha ribadito questo messaggio il presidente nazionale Uneba Franco Massi, nel corso della sua audizione alla Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana, istituita dal ministro della salute Roberto Speranza e guidata da mons.Vincenzo Paglia.
La pandemia ha messo in difficoltà le strutture per anziani come tutto il sistema sociosanitario, non c’è dubbio: ma le Rsa sono state colpite proprio perché ospitano le persone più fragili e a rischio verso la malattia. Non è la qualità della cura ad essere mancata.
E’ importante però anche, ha sottolineato Massi alla Commissione, distinguere i diversi servizi per anziani esistenti. Una cosa sono residenze sanitarie assistenziali radicate, con una lunga storia e rapporti di convenzionamento e accreditamento con l’ente pubblico. Altra cosa sono piccole comunità alloggio o case famiglia, più o meno regolari, più o meno in regola. La semplificazione giornalistica che accomuna tutti sotto l’etichetta di Rsa è pericolosa.
Alla Commissione Uneba ha presentato assieme ad Aris un “Position Paper – Residenze Sanitarie Assistenziali” (scaricalo in pdf dal link, o sfoglialo qui sotto) cui le due associazioni danno voce alla propria visione del futuro con voce unanime e in rappresentanza di centinaia e centinaia di enti non profit di ispirazione cristiana dediti ai più fragili.
“Delle RSA non si può certo fare a meno – si legge nel capitolo “La nostra visione del futuro”-. Ma è altrettanto certo che sia assolutamente necessario ripensarne il ruolo istituzionale partendo dal tema della “qualità della vita” degli ospiti che spesso si coniuga col tema dell’appropriatezza nella loro accoglienza. (….). In questo senso è da prevederne di conseguenza l’ammodernamento strutturale e tecnologico e una revisione degli standard di assistenza (…), stabilizzarne il radicamento sul territorio (…) preventivare un serio piano di finanziamento perché possano effettivamente essere di supporto al mantenimento della qualità di vita (…)
Dovrebbero in sostanza trasformarsi in “centri multiservizi” territoriali in stretto collegamento con la rete ospedaliera e i medici di base.
Il sogno è quello di poter trasformare le RSA in centri multiservizi territoriali, in servizi “aperti” cioè capaci di assicurare interventi al domicilio delle persone anziani fragili insieme a risposte residenziali protette, in collegamento con le altre realtà assistenziali.
E dovrebbe trattarsi di una rete ampia: dall’assistenza domiciliare (non di poche ore all’anno), ai centri diurni, ai mini alloggi protetti, alle comunità alloggio, alla teleassistenza e alle RSA. Servizi non alternativi fra loro ma complementari.
(…) E per scegliere quale servizio indicare alla persona anziana o disabile si deve partire dal loro progetto di vita, dalle capacità residue, dai bisogni, dalle relazioni, dal contesto famigliare, dalle condizioni economiche. Quindi partire dal bisogno, dalla domanda, dalla richiesta di aiuto e di assistenza.
Gli enti Uneba già da tempo stanno investendo per costruire centri multiservizi aperti al territorio.
Del resto, già al momento della sua nomina a presidente nazionale Massi insistette su questa direzione di sviluppo.
L’audizione in Commissione è stata senz’altro proficua, e Uneba ringrazia i componenti della stessa, a partire dal presidente mons.Paglia, per il dialogo.
Il rapporto con Uneba continuerà: presto la nostra associazione, a completamento del percorso, invierà alla Commissione alcune concrete proposte di intervento.
L’obbiettivo comune, ha spiegato Massi, è garantire il diritto alla salute delle persone anziane e con disabilità. La conclusione del percorso che va dall’articolo 32 della Costituzione alla legge 833/78 (Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale) alla legge 328/00 (Sistema integrato di interventi e servizi sociali) può essere una legge quadro sulla non autosufficienza che comprenda il sanitario, l’assistenziale ed il sociale.
Per troppi anni, invece, come nota il Position Paper, “il Servizio Sanitario Nazionale, di cui il sociosanitario fa parte a pieno titolo, non ha trovato nei bilanci pubblici la dovuta attenzione”.
Bisogna, ha detto Massi di fronte alla Commissione, passare dal “curare” al “prendersi cura”. Ciò richiede di:
- individuare il complesso dei bisogni
- investire sulla prevenzione
- definire chi è il soggetto che orienta gli interventi
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