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Trabucchi per www.uneba.org: la politica non pensa al futuro delle strutture per anziani

Intervento di Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria, in esclusiva per www.uneba.org

La situazione delle residenze per anziani diventa sempre più drammatica. Notizie giungono da varie parti del nostro paese secondo le quali le difficoltà di ospiti e operatori diventano sempre più pesanti.
Schematizzo di seguito alcune delle problematiche che in questo momento ritengo più pressanti. In premessa, però, devo constatare che il futuro delle residenze per anziani non è nell’agenda delle autorità politiche né nazionali né regionali. Purtroppo, fino ad ora, nemmeno l’Istituto Superiore di Sanità è stato in grado di dedicare specifica attenzione a questo ambito della nostra organizzazione sociale.

La risposta più frequente a richieste, proteste, suggerimenti è stato il silenzio.

In molte zone restano solo i sindaci a tenere alta l’attenzione sulla cura dei loro concittadini più fragili; però, in un momento nel quale non si possono esprimere apertamente le forze sociali a causa dell’isolamento, il loro nobilissimo impegno sembra più una testimonianza piuttosto che un’efficace spinta per indurre chi di dovere a intervenire.

a) Fino ad ora le realtà locali hanno retto, tra mille difficoltà, alla pressione dei fatti. Ma fino a quando le amministrazioni delle residenze avranno la possibilità di tamponare, bloccare, stimolare, guidare in assenza di chiare indicazioni dall’alto e soprattutto senza che ricevano risposta alle loro angosciate richieste di aiuto?

b) Quando incomincerà ad arrivare il materiale necessario (DPI) per mettere in sicurezza il personale sia rispetto ai colleghi di lavoro sia rispetto agli ospiti? In alcuni casi si ha l’impressione che prevalga la logica del lazzaretto, dove tutti insieme si aspetta, dietro porte ermeticamente chiuse, la morte o un intervento della Provvidenza, senza nemmeno la speranza che qualcuno intervenga dall’esterno.

c) Come è possibile continuare a chiedere sacrifici al personale, sempre più impaurito e angosciato, senza garantire risposte alle loro esigenze? Le amministrazioni si sentono schiacciate tra l’impossibilità di dare risposte e le pressioni delle organizzazioni sindacali che correttamente si muovono in difesa dei lavoratori. A loro importa poco il silenzio a livello regionale o di ASL; si rivolgono a chi ha la responsabilità diretta della gestione, ma che non dispone di adeguati strumenti. Gli amministratori stanno dando in questo momento dimostrazione di equilibrio e tenacia encomiabili

d) Assistiamo a fatti che mostrano la grande generosità del personale. In alcune realtà gli operatori hanno deciso di rinchiudersi nella struttura dove lavorano per “tenere il virus lontano dagli ospiti”; in altre sono stati approntati alloggi per evitare il rientro a casa degli operatori, alla fine del turno, per non contaminare i famigliari, in particolare gli anziani e i bambini piccoli. Queste notizie sono commoventi: prendendo queste decisioni gli operatori si sono messi in una condizione simile a quella degli anziani ospiti, che non possono più avere contatti con i loro parenti. Anche simbolicamente è un atto di enorme significato!

e) E’ necessario opporsi alle richieste di trasferimento di pazienti dagli ospedali nella fase post acuta. Si creerebbe una situazione pericolosissima, anche se formalmente si garantisce che i nuovi arrivi sarebbero indenni dal coronavirus. Infatti, le residenze per anziani, eccetto pochissime, non sono strutturare per creare zone protette né, ad esempio, per un’adeguata erogazione di ossigeno. Inoltre, il ritardo nell’esecuzione dei tamponi crea una finestra temporale che potrebbe permettere il contagio e quindi l’arrivo di pazienti non indenni

f) Siamo costretti ad assistere al blocco degli ingressi di malati dalle residenze agli ospedali; si è tanto discusso negativamente sul famoso documento Siaarti sulla scelta di chi trattare con precedenza. La scelta di bloccare i trasferimenti verso la possibilità di cure più intensive porta allo stesso risultato. Anzi, peggiore, perché il numero dei morti in conseguenza di queste decisioni sarà molto, troppo alto.

g) Non è secondaria, infine, la gestione dei bilanci delle strutture, che spesso non hanno elasticità, in particolare quelle che non hanno voluto negli anni peggiorare la qualità dei servizi in risposta al congelamento dei finanziamenti. Infatti, il blocco degli ingressi di nuovi ospiti ha lasciato liberi molti posti letto: chi sarà in grado di bilanciare queste perdite? Sarà previsto, tra i vari provvedimenti del governo, anche il supporto di questo settore? L’attenzione espressa al problema delle badanti fa ben sperare; siamo in attesa.

Marco Trabucchi

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