La seconda sessione di venerdì 15 giugno del convegno Uneba sull’assistenza domiciliare, moderata da Salvo Caruso vicepresidente nazionale Uneba, ha visto protagoniste professioni direttamente coinvolte nell’assistenza domiciliare: medici, infermieri, assistenti sociali.
Maria Teresa Zocchi, presidente dell’Ordine dei Medici di Milano ha espresso il suo scetticismo verso il nuovo modello di presa in carico della cronicità proposto da Regione Lombardia – “troppo pochi pazienti e troppo pochi medici hanno aderito”- ed ha rivendicato un maggiore ruolo dei medici di medicina generale tanto nella stesura dei Piani assistenziali individuali quanto, ad esempio, nel sistema delle cure palliative voluto da Regione Lombardia con la dgr 5918.
“L’integrazione ospedale territorio ci sarebbe già dovuta essere, ormai è superata; ora dobbiamo spostare la presa in carico della persona assistita dal territorio al domicilio”, ha scandito in apertura del suo intervento la presidente nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi) Barbara Mangiacavalli-. E per questo suggerisco a voi di Uneba di valorizzare ancora di più la vostra presenza sul territorio”. “La frammentazione – ha poi rilevato-, e il problema dei servizi che non si parlano tra loro, sono un tema strategico, e per questo è fondamentale la costruzione di reti. Serve percorso che parta da bisogno del cittadino, non quello dei professionisti”.
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— FN Infermieri (@FNInfermieri) 15 giugno 2018
“Bisogna passare da risposta alla patologia a costruzione di sostegno alla qualità della vita della persona: e questa la definisce la persona, non l’operatore”, ha detto Mirella Silvani, presidente dell’ Ordine degli assistenti sociali della Lombardia.
Nelle slide presentate da Silvani al convegno si legge tra l’altro: “Il compito di noi professionisti è rendere reale il principio dell‘integrazione sociosanitaria, che prima che un processo tecnico è un valore intorno al quale si sviluppano modelli organizzativi e realtà operativa”.
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