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Sicilia – La Regione trascura i centri di riabilitazione non profit e aiuta le case di cura del privato profit

Con le elezioni alle porte, l’assessorato alla Salute della Regione Sicilia guidato da Ruggero Razza emana un decreto con cui assegna un cospicuo aumento di budget e prestazioni  a beneficio esclusivo delle case di cura private e a danno di tutte quelle realtà che non sono case di cura, ma che operano da decenni nel settore della riabilitazione, comprese le strutture non profit di Uneba.

Contro questa scelta protestano vibratamente le associazioni di categoria Confcooperative Sicilia, Confcooperative Sanità, Uneba Sicilia, CORESI-AIAS.

«Con il decreto assessoriale n. 720 dell’8 agosto scorso – spiega Gaetano Mancini di Confcooperative Sicilia -vengono autorizzati trattamenti ambulatoriali di fisioterapia e altre specializzazioni affini, per importi tariffari che variano da 90 a 170€ – spiega Gaetano Mancini –; si tratta di cifre notevoli, che assicurano alle case di cura private ampi margini di guadagno, con cui sostenere l’assunzione di alte professionalità sanitarie e assorbire, in regime di oligopolio, l’utenza attualmente in carico presso i centri di riabilitazione».

Gli fa eco Adolfo Landi di Confcooperative Sanità: «Tale decreto crea condizioni di concorrenza sleale ed è concreto il rischio, per gli ex art. 26, di trovarsi sguarniti sotto il profilo professionale: si verificherà certamente un travaso di operatori verso le case di cura, allettati da condizioni contrattuali ed economiche che i centri di riabilitazione, impoveriti dal mancato adeguamento delle rette per le prestazioni erogate, non potrebbero mai sostenere».

Una mossa, questa dell’assessorato regionale alla Salute, che svuota di valore e contenuti l’attività ultracinquantennale dei centri di riabilitazione per persone con disabilità. La interpreta così Santo Nicosia, presidente di Uneba Sicilia, che mette l’accento sull’aggravamento delle difficoltà patite dalle realtà assistenziali, complice la pandemia:

«Non solo – dichiara Santo Nicosia, presidente di Uneba Sicilia- l’emergenza Covid, cui, pur con grandi disagi, abbiamo fatto fronte con lo spirito di servizio che ci contraddistingue. Adesso, con queste nuove disposizioni assessoriali, siamo costretti a fare i conti, da un lato, con un ingiustificato allargamento delle maglie, a beneficio di pochi top player; dall’altro, con una prevedibile emorragia di personale e assistiti. I centri di riabilitazione che rappresentiamo non operano a scopo di lucro e, senza il necessario sostegno del Servizio sanitario, non possono migliorare e ampliare l’offerta».

Di “disparità di trattamento”, nei confronti degli enti ex art. 26, parlano anche 45 centri di riabilitazione AIAS, e i loro consorzi presenti in tutte le provincie siciliane, rappresentati da Armando Sorbello: «Ci occupiamo, da oltre 50 anni, di riabilitazione di soggetti fragili, erogando servizi di qualità alla nostra utenza. Da quasi 20 anni, chiediamo a gran voce, inascoltati, il necessario adeguamento delle rette per le prestazioni, cosa che si riflette negativamente sui livelli occupazionali e retributivi, creando evidenti disparità di trattamento tra gli operatori del settore».

Le associazioni di categoria chiedono un incontro urgente con l’assessore Razza: «Riteniamo inaccettabile – concludono i presidenti delle sigle – che i cdr vengano tagliati fuori da operazioni così sbilanciate».

(fonte: comunicato stampa Uneba Sicilia – Valeria Branca)

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