A seguito dell’accordo siglato il 30 ottobre 2007 tra il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America, l’Associazione Casa Famiglia Rosetta e la Social Solutions Inc., ha preso il via il 6 aprile l’attività formativa dal titolo “Training On Drug Abuse Treatment”, formazione per 22 operatori nel campo delle tossicodipendenze provenienti da Costa d’Avorio, Kenya, Mozambico, Nigeria, Tanzania. Il modello proposto per il trattamento della tossicodipendenza è quello applicato da Casa Rosetta.
Qui i dettagli del corso (in inglese)
Casa Famiglia Rosetta ha per questo corso nuovamente il ruolo di ente attuatore e partner dell’International Narcotics and Law Enforcement Affairs del Dipartimento di Stato statunitense, per un rapporto di collaborazione avviato già negli anni Novanta.
Il corso è articolato in quattro settimane: la prima sessione si svolgerà fino al 20 aprile, la seconda dall’11 al 25 maggio.
Sempre per l’Africa
Ancora una volta, dunque, è l’Africa il nuovo orizzonte di Casa Famiglia Rosetta.
Un orizzonte verso il quale il presidente di Casa Rosetta don Vincenzo Sorce ha iniziato a scorgere un nuovo sentiero di servizio, una chiamata missionaria, già alcuni anni fa, quando non esitò a dare la disponibilità dell’Associazione perché venissero accolti a Caltanissetta bambini disabili, insieme alle loro famiglie, provenienti dalla Libia e bisognevoli di essere sottoposti a trattamento riabilitativo.
Successivamente, fu la volta del Progetto di formazione per venti operatori alle tossicodipendenze, condotto con sessioni in Sicilia e in Libia, in collaborazione con la Gheddafi Foundation, la Caritas Internazionale, l’Eni.
Ancora, nel novembre 2006, lo stesso don Sorce, accompagnò una delegazione di medici specialisti e psicologi di Casa Rosetta chiamati a partecipare in veste di relatori alla 5° Conferenza Pediatrica annuale svoltasi a Tripoli.
E non bisogna dimenticare il piccolo grande progetto che da tre anni Casa Rosetta ha istituito a Tanga, in Tanzania: venti bambini sieropositivi o ammalati di aids vivono ormai stabilmente nella “Casa delle Speranze” intitolata a mons. Cataldo Naro, mentre più di cento adolescenti e giovani del territorio circostante sono assistiti sono il profilo sanitario, dei bisogni di base, dell’alimentazione e anche dell’istruzione, grazie ad un progetto di adozione a distanza.
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