Trovate qui oppure in fondo a questa pagina estratti del convegno “Scenari futuri del welfare” organizzato a Verona il 12 febbraio dall’associato Uneba Veneto Pia Opera Ciccarelli.
Il primo intervento è di Carla Collicelli, vicedirettore generale del Censis, e s’intitola “Welfare, comunità, capitale sociale”. Tra i temi trattati nelle slide, ad esempio, c’è l’indicazione che in Italia a fronte di un aumento della popolazione anziana c’è una percezione che la condizione degli anziani negli ultimi 10 anni sia peggiorata, e più della metà della popolazione intervistata dal Censis considera del tutto carente la politica nei riguardi della terza età. Collicelli evidenza poi gli squilibri dell’attuale modello di welfare e propone alcuni spunti per rilanciare il modello sociale. Sottolineando in particolare l’importanza di approcci economici e sociali multistakeholder, in cui valorizzare i finanziamenti aggiuntivi e le risorse spontanee in aggiunta a quelle pubbliche ed istituzionali, da quelle del welfare locale a sponsor o project financing. L’ultima parte delle 38 slide è dedicata alle ragioni dello sviluppo dell’integrazione sociosanitaria, nell’ambito della quale affidare importanti funzioni di cooperazione, indirizzo e controllo a soggetti intermedi come lo stesso terzo settore.
Il docente universitario e ideatore del Network per la non autosufficienza Cristiano Gori intitola invece le sue slide “Il welfare per la non autosufficienza in Italia: quali prospettive?”. La sua relazione comprende anzitutto raffronti e dati sulla spesa e sul numero di persone anziane che beneficiano di accoglienza residenziale, assistenza domiciliare, indennità di accompagnamento. Gori evidenzia un aumento di spesa pubblica nel settore della non autosufficienza dovuto ad un incremento della spesa per indennità di accompagnamento, malgrado un calo della spesa per servizi. Tutto ciò, sommato all’aumento degli anziani, causa una spinta ad ampliare la “delega” alla famiglia. Ma l’obbiettivo è in realtà un welfare che “affianchi” la famiglia. La residenzialità, in questo scenario, verrà riservata a situazioni sempre più gravi di salute degli anziani.
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