Cosa deve fare il Terzo Settore per essere davvero protagonista della coprogrammazione e della coprogettazione?
Indicazioni per gli enti Uneba sono arrivate dalla relazione “Co-programmazione e co-progettazione: normativa, modelli operativi e strumenti applicativi” di Luca Gori della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa.
“C’è una certa difficoltà – ha notato Gori – degli enti del Terzo Settore a partecipare ai tavoli di coprogrammazione, perché si fa fatica a coglierne l’utilità:io ente offro elementi informativi alla Pubblica Amministrazione, ma quale ritorno ne ho sul piano operativo e di distribuzione delle risorse?”
“C’è il rischio che si identifichino modelli operativi che però non si traducono in strumenti applicativi”.
“Serve un cambiamento di pensiero e un supplemento di preparazione per gli enti”.
“Terzo Settore e Pubblica Amministrazione devono riconoscersi come attori paritari nelle comunità”.
Sullo stesso tema si è soffermato anche Emanuele Rossi della Scuola superiore Sant’Anna (al centro,nella foto in alto), nel suo intervento “ETS: quadro attuale della normativa per il Terzo Settore, potenziali sviluppi e margini operativi”
“La coprogrammazione chiede al Terzo Settore e alla Pubblica Amministrazione di evolvere il proprio paradigma. Di passare dall’attenzione a rimettere insieme i cocci al far sì che i cocci non si formino. A cercare soluzioni per evitare che si formino situazioni di fragilità”
“Compito del non profit, che ne ha gli strumenti, è fare in modo che il welfare di comunità diventi welfare generativo. In cui chi riceve una prestazione è tenuto a essere parte di un contributo da offrire a sua volta alla società. Perché è restituendo (in cambio di ciò che hai ricevuto) che realizzi la tua piena dignità”
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