Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, ha impugnato sei leggi regionali. Tra queste la legge regionale della Puglia n. 5 dell’8 aprile 2011 (cosiddetta “leggina rsa”) che, nel voler tradurre in pratica quanto previsto dal Piano di rientro per la sanità regionale, detta le “Norme in materia di Residenze sanitaria e socio-sanitarie assistenziali (Rssa), riabilitazione ed hospice e disposizioni urgenti in materia sanitaria”. Stabilendo, come spiegavamo, le regole per la riconversione di posti letto di ricovero per acuti in posti letto di rsa o rssa, ma anche hospice o presidi di riabilitazione. La legge, come ricorda il Quotidiano di Puglia, fissa il criterio della contemporaneità fra chiusure degli ospedali e attivazione dei servizi alternativi, prevedendo l’autocertificazione dei requisiti.
Uno dei motivi per cui la legge regionale è stata impugnata dallo Stato è che alcune disposizioni di fatto autorizzerebbero il superamento del limite complessivo di posti letto fissato dal Piano di rientro. Ma il Piano è vincolante per la Regione, che non può violare i principi fondamentali della legislazione statale diretti al contenimento della spesa pubblica sanitaria. Da qui l’ipotizzato conflitto tra legislazione regionale e nazionale che potrebbe arrivare alla Corte Costituzionale. Ma la giunta regionale della Puglia cerca una mediazione. “Abbiamo chiesto al governo un suggerimento su come riformulare la disposizione impugnata, in modo da non interrompere la procedura di riconversione (degli ospedali)”, dichiara l’assessore alla salute Tommaso Fiore al Corriere del Mezzogiorno.
ALTRE LEGGI REGIONALI IMPUGNATE
Il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare, e quindi contesta, arenche altre leggi, tra cui la legge della Basilicata 6/2011 sul riassetto organizzativo del Sistema sanitario regionale e le Finanziarie regionali del Veneto, legge 7/2011, e dell’Umbria, legge 4/2011.
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