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Posso detassare turni e lavoro notturno anche quando non li utilizzo per scelta, ma per forza?

“L’Agenzia delle Entrate ritiene che quando le particolari caratteristiche dell’attività svolta impongano l’organizzazione a turni del lavoro nonché il ricorso al lavoro notturno e allo straordinario, non è preclusa l’applicazione del regime fiscale agevolato purché, in conformità al disposto di cui al comma 1, lettera c) dell’articolo 2 del decreto-legge n. 93 del 2008, venga attestata da parte del datore di lavoro l’incremento di produttività, innovazione ed efficienza organizzativa della struttura”.

Così si conclude la risposta del sottosegretario all’economia e alle finanze Bruno Cesario (Pt) all’interrogazione presentata in materia di detassazione dal deputato Maurizio Bernardo del Pdl.

L’interrogazione faceva riferimento in particolare alla situazione delle strutture sanitarie private, ma il tema riguarda da vicino anche il settore assistenziale o sociosanitario in cui operano gli enti Uneba.

Bernardo segnala infatti la difficoltà per gli enti di dover stabilire quali compensi sono correlati ad incrementi di produttività, qualità, redditività, innovazione, efficienza organizzativa. Ma si tratta di un “apprezzamento del tutto soggettivo, senza che siano chiare le conseguenze di una simile valutazione”. La difficoltà è ancora maggiore, prosegue Bernardo, per chi utilizza, ad esempio, lavoro notturno e lavoro a turni, non per perseguire efficienza o produttività, ma semplicemente perché obbligato dalla necessità di rispetto di standard regionali. Da qui la richiesta di chiarimenti al Ministero dell’economia e delle finanze.

Interrogazione e risposta sono stati segnalati da Uneba Lombardia.

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