In Piemonte inizia tra qualche mese e proseguirà fino a fine 2018 la sperimentazione “Rsa aperte”: assistenza domiciliare con infermieri, fisioterapisti, logopedisti e oss a 2000 ultra65enni non autosufficienti già riconosciuti come destinatari di un progetto residenziale. Con l’obbiettivo di rinviare, almeno temporaneamente, il ricovero in Rsa.
Saranno le stesse Rsa a fornire i servizi domiciliari, tramite contratto con la Asl del proprio territorio.
Eppure in questo progetto che coinvolge da vicino le Rsa e gli enti che hanno decenni di esperienza nell’assistenza agli anziani fragili, gli enti stessi non sono stati affatto coinvolti.
“Purtroppo – dichiara Amedeo Prevete, segretario regionale di Uneba Piemonte – veniamo a conoscenza solo attraverso i giornali di questa nuova deliberazione, che, considerato il tema, dovrebbe vedere noi di Uneba e le altre associazioni di categoria del settore come attori protagonisti.
Al netto della ovvia ed inconfutabile importanza di uno sviluppo serio della domiciliaritá regionale, riteniamo improprio che gli attori del sistema sociosanitario piemontese non siano stati coinvolti quantomeno in via consultiva sulla struttura progettuale e programmatoria.
Inoltre auspichiamo che tale sperimentazione non sia l’ennesimo tentativo di risparmiare risorse economiche a scapito della qualità e dell’appropriatezza dell’assistenza sociosanitaria destinata ai cittadini piemontesi”.
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Gli assessori alla sanità e al sociale hanno presentato il 16 maggio la delibera di avvio della sperimentazione, per la quale si richiamano alla rete di assistenza territoriale prevista dalla dgr 18-1326 del 20 aprile 2015 “Pianificazione economico-finanziaria e definizione delle regole del Sistema Sanitario piemontese in materia di assistenza alle persone anziane non autosufficienti con decorrenza dall’esercizio 2015”. In essa si affermava la necessità di”adeguare il sistema della residenzialità per la non autosufficienza ai nuovi bisogni delle persone, introducendo il concetto della libertà di scelta da parte della persona e della sua famiglia del setting di assistenza, potendo in particolare valutare l’opzione di rimanere al proprio domicilio, con garanzia di pari livello di assistenza attraverso l’erogazione di pacchetti di prestazioni”.
Si attende un successivo provvedimento della Giunta per definire esattamente quali prestazioni si potranno fornire al domicilio, chi si potrà accreditare per fornirle, come saranno pagate.
La giunta ipotizza 300 assunzioni di personale a causa di questa sperimentazione.
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