comunicato stampa di Uneba Piemonte
“Il nuovo Piano Socio-Sanitario Regionale 2012/2015 della Regione Piemonte è certamente – afferma il presidente di Uneba Piemonte Severino Cantamessa – uno strumento utile per una sana, coerente e presumibilmente sostenibile evoluzione della socio-sanità piemontese. Ovviamente, essendo uno strumento, esso deve essere ‘giustamente’ utilizzato al fine di ottenere i risultati attesi.
L’Uneba Piemonte negli anni ha sempre creduto e continua a credere che sia essenziale mantenere al centro delle riforme in materia di sanità e di socio-sanità i bisogni del cittadino piemontese e più in generale dell’uomo, ovviamente creando delle condizioni favorevoli per far si che le risposte ai bisogni vengano date in maniera certa, ampia e duratura nel tempo”.
“Dopo una lettura dei documenti disponibili sul sito istituzionale della Regione Piemonte – aggiunge il consigliere Uneba Piemonte Amedeo Prevete – è possibile affermare che limitatamente alla parte relativa al terzo settore del nuovo Piano Socio-Sanitario Regionale, le linee di indirizzo tracciate paiono essere concretamente valide soprattutto in relazione al solco tracciato per la costruzione di un sistema socio-sanitario sostenibile. Nello specifico, l’esplicito e forte richiamo all’appropriatezza degli interventi, delle opportunità che il welfare regionale ed il terzo settore possono fornire all’intero sistema, il concreto richiamo all’assistenza religiosa, alla revisione del modello organizzativo-gestionale delle prestazioni e dei servizi dell’area socio-sanitaria integrata sono tutti elementi che rendono questo Piano Socio-Sanitario Regionale conforme alla mission che guida il lavoro delle nostre strutture associate”.
Nel novero dei punti di cui sopra, è opportuno riportare pedissequamente quattro passaggi del Piano Socio-Sanitario Regionale 2012-2015:
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“Una diffusione non ancora adeguata di assistenza domiciliare e residenziale sul territorio regionale comporta l’erogazione in regime ambulatoriale di prestazioni, specialmente di tipo terapeutico, che potrebbero essere erogate in setting assistenziali più appropriati”.
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“L’attuale sistema sanitario necessita di una forte alleanza con il sistema socio-assistenziale che non solo può contribuire a migliorare il benessere delle persone, ma soprattutto valorizzare gli interventi sanitari moltiplicandone le ricadute positive sugli assistiti”.
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“La giunta regionale definisce le modalità di collaborazione con le imprese del terzo settore, per istituire percorsi di collaborazione ed accompagnamento delle persone bisognose di relazioni umane con problemi di salute; in tale percorso si avrà cura di interloquire con le organizzazioni del terzo settore in grado di garantire la maggiore qualità, radicamento nel territorio ed effettiva coerenza con le finalità sociali. Occorre attivare un sistema compiuto di accreditamento generale di tutte le organizzazioni che erogano servizi alla persona previsti nei progetti-obiettivo di area integrata sanitari e socio-sanitari (disabilità, non autosufficienze, salute mentale, dipendenze), siano essi residenziali, semiresidenziali o domiciliari, al fine di garantire alle imprese del terzo settore la più efficace ed efficiente espressione del proprio protagonismo imprenditoriale”.
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“L’assistenza religiosa contribuisce a rendere efficace la presa in carico complessiva della persona del malato, dei suoi familiari, degli operatori sanitari, nello spirito del protocollo d’intesa vigente tra la Regione Piemonte e la Conferenza episcopale piemontese, i cui contenuti permangono validi ed efficaci”.
Alcune carenze, purtroppo, si possono individuare nella scarna descrizione in merito all’istituzione del Fondo Regionale per la non autosufficienza che purtroppo in tal modo, a nostro modo di vedere, rischia di rimanere lettera morta.
In conclusione, come già affermato sopra, è opportuno sperare che tale piano trovi una concreta applicazione conforme agli indirizzi operativi che emergono dal piano stesso.
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