Con un convegno svoltosi a Padova giovedì 25 febbraio, e in cui è stato chiamato a fare da relatore anche il vicepresidente di Uneba Veneto Ernesto Burattin, l’Università di Padova con il suo Osservatorio sul mercato locale del lavoro ha presentato lo studio “Attività e professionalità nel settore veneto dei servizi socio assistenziali”, curato da Roberta Rosa e Gilda Rota.
Trovate qui lo studio, che consta di 112 pagine ed è prodotto nell’ambito del progetto Pharos.
Ventotto profili professionali
Dopo un’analisi generale delle caratteristiche demografiche della popolazione italiana, della legislazione nazionale di settore, della spesa pubblica nel settore socio assistenziale, e del tipo e delle quantità delle strutture di assistenza a minori, adulti ed anziani in Italia ed in particolare nel Veneto, l’indagine entra nel vivo attraverso l’analisi di queste professioni del settore socio assistenziale: accompagnatore sociale dell’abitare, animatore sociale, insegnante della scuola d’infanzia, assistente sociale, educatore professionale, esperto in gestione delle risorse umane, formatore, specialista in fund raising, arte terapeuta, manager delle Onp, mediatore familiare, mediatore culturale o interculturale, mediatore per l’inserimento lavorativo, operatore di strada, operatore socio sanitario, responsabile della progettazione, tecnico dei servizi sociali.
Di ciascuna, grazie a interviste con responsabili di organizzazioni del settore e altre fonti, si arriva a descrivere il profilo professionale: cosa fa, cosa deve saper fare. Al volontario ed al counselor sono dedicati due approfondimenti a parte.
Definire ruoli e competenze
La necessità di descrivere nel dettaglio i profili professionali nasce dalla constatazione che, a differenza del settore sanitario, nel settore sociale spesso restano ancora questioni da definire.
“Riassumendo – leggiamo nello studio – i punti di criticità rilevati in questa indagine si può dire che esiste una reale esigenza per le professioni sociali di:
- colmare i “vuoti normativi”, per alcune figure professionali non ancora riconosciute
- definire standard minimi di competenze e uniformare i percorsi formativi esistenti
- corsi di aggiornamento (formazione in itinere)
- maggior chiarezza sui contratti
- riconoscimento dei vecchi titoli e della professionalità acquisita su campo
- assistenza agli operatori"
Inoltre, sempre secondo gli intervistati “la Regione si presenta come soggetto istituzionale che è in posizione di vantaggio per prevedere la domanda di figure professionali, coordinare l’offerta di formazione rivolta ai futuri professionisti del sociale, portare a riconoscimento le competenze certificate degli attuali professionisti”.
Gli studenti e la realtà del lavoro
Tutto esaurito al convegno svoltosi giovedì 25 al Bo a Padova, con oltre un centinaio di presenze, in gran parte studenti universitari, e molti altri costretti a rinunciare a partecipare. Alla presentazione dello studio di Rosa e Rota è seguito il dibattito cui hanno partecipato docenti universitari e rappresentanti del mondo del lavoro nel settore dei servizi socio assistenziali. Tra questi il direttore generale della Fondazione Opera Immacolata Concezione e vicepresidente di Uneba Veneto Ernesto Burattin, che ha portato agli studenti l’esperienza diretta del mondo del lavoro. Senza nascondere le difficoltà: dalle non sempre rosee prospettive occupazionali al fatto che, a fronte dei 28 profili individuati dallo studio, va considerata una realtà professionale estremamente variegata e complessa. In cui, qualcuna delle professionalità diventi in realtà una semplice specializzazione.
Da più parti è stata inoltre sottolineata l’esigenza di integrazione delle strutture con il territorio.
1 Comment
STIAMO ASPETTANDO SOPRATTUTTO PER LA CHIAREZZA DEI CONTRATTI E LA LORO APPLICAZIONE REALE E GIUSTA! AIUTO PER TUTTI NOI SE PER CASO QUALCUNO DI VOI HA FATTO LA GAVETTA, CHE NON SE LO SCORDI PENSO CHE QUESTO SIA BASILARE ANCHE SE SONO PIENAMENTE COSCENTE CHE VI MUOVETE IN UNA GIUNGLA MA LA NOSTRA SITUAZIONE NON E’ DA MENO! GRAZIE