Giovedì 16 il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministero degli affari regionali ha deciso di impugnare, e quindi di portare davanti alla Corte costituzionale, la legge regionale 6/2011 del Lazio che stabilisce le regole per l’accreditamento delle strutture sanitarie private.
Come spiega il sito Quotidianosanita qui, tra le contestazioni alla base dell’impugnazione vi è il fatto che la legge regionale consente alle strutture sanitarie private “di continuare ad operare, addirittura in regime di accreditamento, in assenza dei requisiti di legge e in attesa dell’eventuale successiva acquisizione delle certificazioni comprovanti il possesso dei predetti requisiti di legge”.
Il governo contesta come “la nuova norma regionale non prevede un limite temporale certo e prefissato di cessazione del regime di accreditamento provvisorio per le strutture che non abbiano i requisiti per l’accreditamento”.
Inoltre, è un altro dei rilievi mossi, la norme “consentono alle strutture sanitarie private di mantenere lo stato di accreditamento senza avere né i requisiti di qualità per l’accreditamento né quelli autorizzativi per l’esercizio dell’attività sanitaria in violazione dei principi fondamentali di tutela della salute”.
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