Tecnologia e assistenza, intelligenza artificiale e centralità della persona: questi i temi del convegno del 21 giugno 2024 a Lecco con Uneba Lecco e Ucid Lecco. A sintesi del convegno, ecco la sintesi di Vincenza Scaccabarozzi.
“A.I. & care: la persona al centro”: il titolo scelto voleva essere una dichiarazione sui contenuti del Convegno.
A.I: intelligenza artificiale, soprattutto, innovazione tecnologica in generale. L’attività di cura quotidiana nelle nostre realtà, sociosanitarie e sanitarie, residenziali e domiciliari, così come le nostre vite, è ormai immersa nell’innovazione tecnologica. Ne utilizziamo tutti i vantaggi e ci facciamo domande sulle possibili evoluzioni, che a volte nemmeno sappiamo immaginare.
&: non una semplice congiunzione “e” ma l’espressione del desiderio di voler unire la tecnologia strettamente al “Care”.
“Care”: vorremmo fosse il nostro modello per esercitare la cura, per dirigere le nostre realtà, per affrontare la nostra vita in relazione con i nostri assistiti. Il modello ha radici solide, a partire da don Milani: I care inteso come “mi interessi, mi prendo cura di te perché mi stai a cuore”.
L’A.I., quindi, come alleata della buona cura, del “bene fatto bene” più volte citato durante il Convegno.
“La persona al centro”: è uno dei valori della Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) ,è quello che sta sopra a tutti.
Il Progetto Festival DSC a Lecco ha scritto la Carta dei Valori nel 2022, (UCID e UNEBA sono tra i firmatari) e ha messo questo valore come primo.
E’ il valore che ci guida nel nostro quotidiano, qualunque sia il nostro ruolo nella società e nelle realtà di cura. E’ il valore al quale dobbiamo fare riferimento ogni volta che ci troviamo a dare concretezza agli altri 4 valori: bene comune, solidarietà, sussidiarietà, sviluppo
E’ con esso che dobbiamo confrontare e passare al vaglio ogni nostra scelta e azione concreta, a livello istituzionale, nelle strutture di cura, nei gesti di cura quotidiani, nelle imprese che costruiamo e dirigiamo. E’ un compito di tutti.
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La necessità di mettere a confronto le prospettive etico/antropologiche e tecniche è stato l’obiettivo che ha condotto a questo Convegno, se è vero che l’innovazione tecnologica è una delle risorse principali per affrontare il futuro, anche tenendo conto dell’evoluzione demografica, oltre che in termini sanitari, è però sempre la Persona il cuore della nostra azione di cura.
Tutte le persone interpellate per partecipare al convegno hanno dato un’adesione immediata, entusiasta e disponibile: tutti hanno colto come la propria partecipazione potesse esprimere una parte del mosaico che il Care e la persona al centro costruiscono a partire da A.I. e tecnologia.
Il moderatore del convegno, Luca Croci, ha esordito ricordandoci come già Pirandello nel 1917 sollevava delle perplessità sull’avanzare della tecnica: “Date, date qua alle macchine voraci, che aspettano! Vedrete e sentirete, che prodotto di deliziose stupidità ne sapranno cavare”. Un sentimento che forse rappresenta, almeno in maniera sfumata, tutti i non-addetti ai lavori quando si parla di AI.
Canzio Dusi, che per professione, si occupa quotidianamente di sviluppo di tecnologia e si trova ad interfacciarsi con l’evoluzione degli strumenti di AI, progettando gli sviluppi che l’AI offre nell’innovazione dei processi legati all’attività lavorativa, unita alla sua attività di studio e approfondimento, ha sfrondato la riflessione da paure infondate, aiutando invece a capire meglio cosa sia l’AI e come si strutturi la conoscenza della realtà che da essa deriva.
“E’ fondamentale – ha spiegato Dusi- la capacità diagnostica dell’AI: raccoglie un’enormità di dati, li elabora in fretta e consente di generare soluzioni già esistenti ed efficaci. Questo lo fa molto meglio dei medici”.
Dusi ha fatto alcuni esempi:
- la personalizzazione dei trattamenti: con una goccia di sangue si riesce a stabilire la dose perfetta di chemioterapia per la singola persona
- la farmacologia: oggi in pochissimo tempo si scopre quale sia la molecola in grado di contrastare una malattia
“L’AI -ha evidenziato Dusi- si basa su dati: deve essere addestrata con dati giusti. Il ruolo del professionista è fondamentale”.
Markus Krienke, docente di etica e filosofia, ha saputo condurre al cuore delle domande di senso, etiche, antropologiche e filosofiche, quelle che ogni uomo si pone nel relazionarsi con la realtà, anche quella della cura, anche quella tecnologica nella sua continua evoluzione. “Il principio di persona – ha notato Krienke – è la base della Dottrina Sociale della Chiesa. Il principio del Care contraddistingue gli esseri umani”.
Franco Molteni, direttore del Servizio di riabilitazione dell’Ospedale Valduce, Villa Beretta di Costamasnaga (Lecco), ha raccontato le innovazioni nell’ambito della cura e della riabilitazione, nell’ambito della realtà che dirige, che hanno consentito risultati nemmeno immaginabili senza l’ausilio della tecnologia. . Segnaliamo tra tutti il Progetto “Atlante” ( robot che permette alle persone con lesioni spinali di camminare senza supporto di ausili esterni) e i grandi successi degli atleti paralimpici, con i loro percorsi nei quali la tecnologia costituisce un grande supporto, sia dell’atleta protagonista che dei sanitari che lo seguono durante la riabilitazione.
Paola Cattin, responsabile della formazione di Uneba Lombardia con lunga esperienza da direttore di Rsa, ha ricordato come senza un approccio critico e nuovo, sostenuto anche da formazione di qualità e di approfondimenti, non sarebbe possibile trarre da nuovi strumenti una nuova organizzazione e gestione dei servizi di cura. “Vogliamo essere spettatori passivi dell’evoluzione tecnologica – ha domandato Cattin al convegno- o vogliamo essere protagonisti consapevoli e responsabili? Noi utilizziamo la tecnologia per persone che ci sono state affidate! Occorre educare un atteggiamento di curiosità e di scoperta”.
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Qui tutte le slide del convegno A.I. & Care
Agli interventi che hanno posto le basi della riflessione ha fatto seguito la tavola rotonda che ha consentito di raccogliere, dalla viva voce dei protagonisti le concrete applicazioni dell’AI e dell’evoluzione tecnologica in generale, della loro importanza e centralità nel lavoro di cura.
Dopo la prima testimonianza dell’Ospedale Valduce – Villa Beretta, sono intervenuti
- una start-up (fondata da due giovani) che in pochi anni è diventata un’impresa di riferimento per il settore , che consente di monitorare le singole persone, producendo una serie di dati che consentono una cura più efficace, una prevenzione più mirata e una migliore organizzazione dei servizi
- una start-up che, avviata per un settore completamente diverso, ha saputo mettere in collegamento gli anziani nelle loro abitazioni con l’esterno, trasformando la TV in uno smartphone
- una cooperativa che ha fatto della cura d’eccellenza la propria caratteristica, e utilizza una smart TV in grado di stimolare le persone sole
- un consorzio di cooperative che ha saputo promuovere una nuova start-up che permette di monitorare le persone in maniera non invasiva una grande azienda multinazionale nel settore dell’elettronica che ha un ramo d’azienda che sostiene le start-up del settore, ha presentato un’apparecchiatura innovativa per la riabilitazione
- un’associazione di volontariato che ha fatto dell’innovazione il punto di forza della propria attività , offrendo servizi capillari e di qualità ad un elevato numero di utenti, coinvolgendo un grande numero di volontari, anche tra i giovani.
In apertura di convegno il presidente di Uneba Lecco Virginio Brivio ha ricordato come Uneba non sia soltanto gestore di servizi, che pure possono sicuramente essere sostenuti dalla tecnologia. “L’efficientamento del lavoro – ha detto – consente di liberare una parte della risorsa-tempo permettendo di dedicare questo tempo alla componente relazionale della cura; consente di valorizzare le risorse umane”.
Vincenza Scaccabarozzi, presidente di Ucid Lecco e direttore di Rsa associata Uneba Lombardia ha citato Papa Francesco, il quale, parlando di AI al G7 ha detto: “Parlare di tecnologia è parlare di cosa significa essere umani e quindi della nostra condizione tra libertà e responsabilità, cioè parlare di etica. (…) La condizione tecno-umana si riferisce all’idea che gli esseri umani sono sempre stati in relazione con l’ambiente attraverso degli strumenti; gli esseri umani cioè vanno da sempre al di là di sé stessi, con creatività e capacità tecnica: si aprono all’esterno, verso gli altri e quindi verso Dio”.