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Il trust per realizzare il progetto di vita personalizzato per le persone disabili

“Fondazione F3 in collaborazione con Uneba Veneto vuole proporre percorsi di formazione e informazione alle famiglie su amministrazione di sostegno, trust, progetti di vita”. Lo ha annunciato il direttore di Fondazione F3 Giancarlo Sanavio nel suo intervento al convegno “Proteggere il presente, programmare il futuro” del 1 dicembre 2018 a Padova, organizzato in collaborazione con Uneba Veneto e l’associato Uneba Fondazione Opera Immacolata Concezione.

Utilizzo del trust con le sue caratteristiche giuridiche e benefici fiscali come strumento per la costruzione di un progetto di vita per la persona con disabilità su misura delle sue esigenze, nel superamento delle risposte standard. Non si tratta di garantire solo la risposta ai bisogni di assistenza, ma anche la possibilità di realizzare i desideri. Questo il messaggio di fondo del convegno, sviluppato attraverso le diverse relazioni.

“Lavoriamo per la fragilità per lavorare per una società più forte”, ha detto nel suo saluto iniziale il direttore generale di Fondazione Opera Immacolata Concezione Onlus Fabio Toso, presentando l’esperienza del Civitas Vitae.

“La costruzione del cammino futuro del figlio disabile nasce dal presente, e la base per costruire il futuro è il rapporto di fiducia”, ha sottolineato Alessandra Cardin (nella foto) di Fondazione F3.

“In passato c’erano rimedi paternalistici: lo Stato cala una misura di protezione su un soggetto privo di autonomia. Il trust e l’affidamento fiduciario invece riescono a cucire un programma di protezione su misura, personalizzando sia gli interventi giuridico-patrimoniali che quelli di cura della persona”, ha evidenziato il notaio Mario Caracciolo, referente locale di Il Trust in Italia. Caracciolo ha anche illustrato la differenza tra trust e contratto di affidamento fiduciario, presentando anche l’esempio pratico di un contratto effettivamente sottoscritto.

“Che cosa favorisce il pensare al futuro, qual è il catalizzatore che facilita questa reazione? È la relazione. E’ questa la chiave di tutto”, ha notato Francesco Facci, presidente di Uneba Veneto, moderatore del convegno.


Giancarlo Sanavio (nella foto sotto, con il presidente Uneba Veneto), direttore di Fondazione F3, ha ripercorso l’evoluzione culturale dal Dopoguerra ad oggi: prima il figlio disabile considerato come una vergogna da nascondere in casa, poi l’approccio solo sanitario, poi la riduzione della persona con disabilità a “eterno bambino”, poi il passaggio da una cultura medica ad una medico-legale in cui maggiori sono i limiti e maggiori le previdenze economiche a cui si ha diritto, poi il trasferimento del progetto educativo anche all’età adulta. “Con l’inizio del nuovo secolo – ha notato Sanavio – un grande cambiamento culturale: l’Organizzazione Mondiale della Sanità introduce la classificazione ICF e la spinta a valutare non solo i limiti, ma anche le potenzialità”.

“Ma il passaggio dalla concezione di eterno bambino a quello di persona disabile con tutti i suoi diritti e ancora utopia su cui dobbiamo lavorare – nota Sanavio -. Le famiglie più anziane chiedono per il loro figlio disabile un mero intervento assistenziale che non modifichi lo status quo. Le famiglie più giovani invece cercano progetti mirati e sono disposti a sostenerli”. Le risposte classiche dei servizi, come centro diurno classico o comunità alloggio, non bastano più.

“Il trust visto all’interno della legge 112 non è lo strumento che anzitutto garantisce il patrimonio, bensì lo strumento che anzitutto garantisce il progetto di vita della persona. E’ il vestito che costruiamo sopra il progetto di vita”, ha detto Sanavio.

L’avvocato Martina Bruscagnin ha illustrato con le sue slide le previsioni della legge 112/2016 sul dopo di noi, ma pure del successivo decreto interministeriale attuativo del 28/11/2016 e della delibera 2141 2017 della Regione Veneto, sottolineando l’importanza di focalizzarsi sulla persona con disabilità e sulle sue esigenze, e di coinvolgerla nel monitoraggio e nella valutazione del progetto che la riguarda.
“Servono condizioni innovative di residenzialità. La legge dopo di noi vuole invertire il dato attuale per il quale l’80% delle persone disabili adulte vive in comunità”, ha detto tra l’altro Bruscagnin.

Il referente di Il Trust In Italia Maurizio Casalini si è soffermato sulle caratteristiche che i trust devono avere per beneficiare di quanto previsto dalla legge 112, ma pure per rispondere alle necessità della persona fragile: ad esempio, perché le sue esigenze ed i suoi desideri nel tempo mutano. Vedi le slide “Trust per il dopo di noi, agevolazioni fiscali”.

Gianluca Scarcella di Banca Euromobiliare e Il Trust In Italia ha presentato gli aspetti assicurativi del “dopo di noi” ed alcuni prodotti assicurativi utilizzabili da genitori e persone con disabilità sul “durante noi”, come le polizze Ramo I e le polizze Tcm, complementari e non alternativi ad trust o affidamento fiduciario. O anche con strumenti non assicurativi. Lo spiega nelle slide qui sotto.

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