Riconoscere la fragilità dell’anziano e rispondervi con interventi adeguati è fondamentale per la qualità di vita.
Lo evidenzia il Progetto Pilota per la valutazione della fragilità e dei deficit sensoriali nell’anziano istituzionalizzato presentato a Padova dall’ Alvise Cornaro Center Study e realizzato grazie alla collaborazione, tra gli altri, dell’associato Uneba Veneto Fondazione Opera Immacolata Concezione Onlus di Padova e dell’Associazione Volontari Amici degli Anziani.
“Il tempestivo riconoscimento (della fragilità) attraverso la valutazione multidimensionale può permettere interventi preventivi personalizzati, che mirano a sfruttare al meglio le capacità funzionali fisiche, cognitive e sensoriali residue dell’anziano (esercizio fisico, revisione dei farmaci assunti, miglioramento del profilo dietetico). La sua identificazione, quindi, ha implicazioni in termini di prevenzione della disabilità, della mortalità, dell’istituzionalizzazione e dell’utilizzazione dei servizi socio sanitari e, soprattutto, di qualità della vita della persona anziana”, scrivono Federica Limongi, Michela F. Rigon e Stefania Maggi nell’introduzione a “La fragilità dell’anziano. Studi e prospettive in geriatria”, testo da loro curato e edito da Il Poligrafo , che raccoglie studi compresi quelli dell’Alvise Cornaro Center.
Ma cos’è la fragilità degli anziani?
“L’invecchiamento – si legge nella quarta di copertina del libro-, accompagnato dall’aumento della prospettiva di vita, implica la riduzione delle riserve funzionali di organi e apparati ed espone l’individuo ad un maggiore rischio di malattia. Il termine ‘fragilità’ identifica proprio queta condizione di vulnerabilità, a volte difficile da riconoscere visto che le determinanti di tale processo sono molto diverse”.
Per Stefania Maggi del CNR, lo studio del Cornaro Center ha evidenziato che “tra i possibili interventi per evitare la progressione da fragilità a disabilità, la correzione dei deficit sensoriali ricopre sicuramente un ruolo importante, da pianificare insieme a interventi nutrizionali, esercizio fisico, trattamento della depressione e dell’ansia”.
I risultati del progetto – spiega il comunicato stampa degli organizzatori– hanno indicato un terreno su cui si può intervenire positivamente con strumenti già in nostro possesso e altri da sviluppare. Possiamo, cioè, non solo fare opera di cura e prevenzione ma intervenire su sensorialità “logorate” con azioni di “restauro” che, non eliminano le ferite ma restituiscono funzionalità ai sensi.
Ai benefici di appropriata attività fisica e adeguata nutrizione per il benessere dell’anziano sono dedicati due dei saggi di “La fragilità dell’anziano”, mentre altri due si focalizzano sui disturbi visivi e uditivi. Per questi ultimi, in particolare, si evidenza l’importanza della diagnosi precoce nella riabilitazione- da svolgere anzitutto con apparecchi acustici- dell’anziano con presbiacusia.
Il direttore generale e direttore sanitario di Fondazione Opera Immacolata Concezione Onlus di Padova, Fabio Toso e Michela Rigon, firmano nel libro un saggio dedicato al Civitas Vitae di Oic come modello di infrastruttura di coesione sociale. “Il Modello Civitas Vitae – scrivono- permette in sostanza il superamento del welfare state per fondare un sistema di welfare community, una comunità unita e coesa che insieme crea benessere, equità, inclusione”.
Lo studio dell’Alvise Cornaro Center – scrivono Siviero Limongi Noale e Maggi nel saggio conclusivo del volume – ha evidenziato un gradiente di associazione tra i livelli di fragilità fisica e di fragilità cognitiva e la co-presenza di disturbi sensoriali, che conferma l’ipotesi di forte associazione tra queste condizioni”. Lo studio ha dimostrato che “i disturbi di vista e udito sono fortemente associati alla condizione di fragilità, per cui interventi per la loro identificazione e trattamento sono auspicabili, proprio per evitare la progressione a disabilità”
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