“L’esodo professionale degli infermieri dalle nostre strutture verso gli enti del servizio sanitario regionale (…) sta assumendo elevati livelli di rischiosità e di gravità”.

Assieme ad Anaste, Agespi, Aris e Ansdipp, Uneba, con il presidente Franco Massi, rilancia l’allarme.

Con una lettera aperta al ministro della Salute Roberto Speranza, le associazioni di categoria del settore sanitario e sociosanitario evidenziano che la carenza infermieri (che Uneba da tempo denuncia) potrebbe farsi più grave ora che alcune strutture sanitarie pubblichi stanno per assumere ulteriori infermieri anche per coprire la nuova figura dell’infermiere di comunità (Legge n. 77/2020).

Se gli infermieri lasceranno case di riposo e altre strutture per andare a lavorare come infermieri di comunità, sarà praticamente impossibile sostituirli. Perché è assai difficile trovare infermieri sul mercato del lavoro.

E la mancanza di infermieri “rappresenta un concreto pericolo di tenuta organizzativa con la conseguente ed inevitabile implosione del sistema delle cure extra-ospedaliere che creerà effetti nefasti nei confronti proprio del sistema ospedaliero”, si legge nella lettera.

“Chiediamo a Lei Ministro – è l’appello delle associazioni –  di intervenire  con la massima urgenza per (…) adottare tutte le azioni e misure utili affinché le Regioni e gli enti del servizio sanitario non procedano al depotenziamento degli organici infermieristici delle strutture socio sanitarie extra ospedaliere”

“Gli Enti gestori di strutture residenziali sanitarie e sociosanitarie accreditate -continua la lettera-, in forza dell’accreditamento e della contrattualizzazione, sono pienamente inseriti nel Sistema sanitario nazionale e regionale“, e proprio per questo chiedono “di poter assumere a termine personale medico ed infermieristico di nazionalità estera, purché operante ed iscritto negli albi professionali del Paese di provenienza, esattamente come possono farlo gli enti del SSN, per tutta la durata dell’emergenza epidemiologica”.

Tanto la piena appartenenza al Sistema Sanitario Nazionale e Regionale quanto la richiesta di poter assumere infermieri dall’estero sono temi su cui Uneba aveva già battuto in precedenza.

Ma in ogni caso, se anche l’appello viene raccolto e l’esodo degli infermieri si ferma, e con esso il depotenziamento degli  organici, “L’effetto del passaggio alle strutture pubbliche già si vede. Il numero di infermiere e infermieri che operano nelle strutture sociosanitarie e in particolare le Rsa per anziani è già ora scarso“, notano le associazioni.

Che fare, dunque?

“Un altro intervento possibile, e a nostro giudizio necessario, è quindi l’avvio rapido di percorsi di formazione per operatori sociosanitari specializzati con formazione complementare in assistenza sanitaria, pronti ad un ruolo di supporto agli infermieri”.

La formazione di operatori sociosanitari specializzati è una richiesta che Uneba, Anaste, Aris, Agespi e Ansdipp avevano già presentato alla Commissione per la riforma dell’assistenza sociosanitaria guidata da mons.Paglia