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Convegno Uneba Napoli – Abstract Costantino, Balestra, Lepore

Ecco gli abstract delle relazioni di venerdì 14 giugno al convegno nazionale Uneba di Napoli  “Il futuro delle giovani generazioni: le sfide nel processo educativo e di cura”.

Ecco i video degli interventi di Costantino, Lepore e Balestra

La persona in via di sviluppo come soggetto di diritti  e di cura

Domenico Costantino

Il tema della tutela dei fanciulli è un tema particolarmente delicato, che merita una specifica attenzione. Per anni i minori sono stati considerati soltanto meri oggetti di protezione. Nella famiglia autoritaria e patriarcale, ormai superata, i figli restavano “passivi e assenti” dalla realizzazione della loro personalità. Il passaggio da oggetti a soggetti titolari di diritti non è stato così scontato. Oggi si riconosce l’importanza di garantire al minore la possibilità di sviluppare a pieno la propria personalità, nel rispetto delle proprie inclinazioni e aspirazioni. Tale compito di cura e tutela non può che essere affidato in primis alla famiglia. Al fine di accompagnare il minore nel suo percorso di crescita e sviluppo, è necessario che si rispetti, tuteli e valorizzi il fanciullo, puntando sempre al suo migliore interesse. È proprio il “best interests of the child” il principio informatore di tutta la normativa a tutela del minore, il quale funge da criterio guida in tutte le decisioni che lo riguardano.

 

L’identità di genere nel percorso di crescita adolescenziale

Marina Balestra

La letteratura psicoanalitica e la ricerca psicosociale ricostruiscono il processo, attraverso cui si articola, sia esaminando i meccanismi intrapsichici e relazionali del cambiamento, sia prestando attenzione a come viene influenzato dal contesto psicosociale. La formazione dell’identità si colloca infatti al crocevia fra la spinta biologica della pubertà e quella sociale della cultura, che definisce i valori che regolano l’essere maschio o femmina adulti in quel contesto. È compito dell’adolescente elaborare i cambiamenti del corpo, della psiche e del mondo in cui vive, ed attribuire significato emotivo alle trasformazioni della realtà interna, psichica e biologica, e di quella esterna, relazionale e sociale.
Ciò che soprattutto ha modificato il processo di costruzione dell’identità è la maggior articolazione e la minore definizione dei ruoli affettivi e sociali che oggi la compongono; i valori che fondano i ruoli affettivi in cui l’identità dell’adolescente s’articola – quello di figlio, di maschio o di femmina, di studente, di membro del gruppo generazionale e della comunità sociale – sono oggi più indefiniti e diffusi, fondati su aspettative di ruolo meno facilmente integrabili e talvolta esplicitamente conflittuali. Se in un passato anche recente l’identità adulta era organizzata in ruoli rigidi e sistemi di valori ben definiti, complessità e flessibilità sono i cardini dell’identità nella cosiddetta “società globale”, sistema di reti più che di contenitori istituzionali e culturali stabili, dove diventare adulto non significa più inserirsi in ruoli sociali ed affettivi definiti e irreversibili.

 

“Languishing e isolamento sociale come esperienza di crisi nelle relazioni di oggi”

Michele Lepore

Slide Lepore

La salute mentale non consiste semplicemente nell’assenza di malattia, ma richiede un buon funzionamento psicologico e sociale, caratterizzato da relazioni positive, auto-accettazione, obiettivi di vita, capacità di crescita personale, adeguata padronanza dell’ambiente di riferimento, autonomia, integrazione ed accettazione sociale. Uno stato di prosperità, dunque (fluorishing). Vi può essere, quindi, assenza di malattia ma anche assenza di salute. Keyes (2002) ha proposto di definire tale condizione, caratterizzata da un senso di vuoto, abbattimento e stagnazione (senza sfociare in depressione conclamata), come languishing (languire). Sebbene tale concetto non si colloca in ambito psicopatologico, va tuttavia segnalato che il languire può essere altrettanto debilitante di una depressione e con questa ha una forte associazione empirica. Il termine è stato rilanciato da Grant (2021), durante la pandemia Covid, in un articolo su The New York Times, definendo tale stato come “l’emozione dominante del 2021”.

La grossa diffusione mediatica che ha riscontrato può aver rappresentato una risorsa culturale e personale per dare un senso al proprio stato emotivo ed a condividerlo con gli altri. Tuttavia, su un piano critico, esso ha, da un lato, spostato l’attenzione su un livello individuale del disagio emotivo derivato dalla pandemia (sottovalutando le variabili sociali e di comunità) (Willen, 2022); dall’altro, all’opposto, ha uniformato il disagio psicologico, annullando il peso delle differenze individuali nella risposta allo stress. Entrambi i piani di analisi sono, invece, necessari per la predisposizione di interventi efficaci.

Analogamente, un altro fenomeno psicologico che, a livello divulgativo, ha guadagnato un’ampia diffusione mediatica è quello dell’isolamento sociale, soprattutto nei soggetti in età evolutiva e nei giovani adulti. Anche in questo caso il costrutto necessita di articolazione scientifica. L’isolamento sociale non va considerato un fenomeno unitario. Aseendorpf (1990) ne distingue tre tipi (in base alle differenti combinazioni tra le componenti di approccio ed evitamento sociale), timidezza, asocialità ed evitamento, che presentano caratteristiche, eziologie e prognosi psicopatologiche differenti. La pandemia Covid ha minacciato la salute mentale globale e gli adolescenti ed i giovani adulti sono stati quelli maggiormente colpiti (Penninx et al., 2022). In particolare, è stato registrato proprio un aumento dell’isolamento sociale, della solitudine e dell’ansia sociale, anche dopo la ripresa della normale vita quotidiana (Cruz et al., 2023). La chiusura delle scuole, ad esempio, ha alterato significativamente le interazioni sociali degli adolescenti, in una fase della vita in cui queste sono cruciali.

Tuttavia, ancora una volta, vanno articolate le variabili in gioco, per intervenire efficacemente. Nell’analisi del disagio e del malessere psicologico, o anche delle franche manifestazioni psicopatologiche, va considerata la dinamica tra stressors ambientali, fattori protettivi socio-relazionali e le caratteristiche individuali di personalità, a loro volta prodotto finale di temperamento e apprendimenti ambientali.

Gli interventi volti a ridurre il disagio ed a prevenire malessere e disturbi psicopatologici vanno, analogamente, progettati ai diversi livelli: sociale, di psicologia di comunità, educativo e, laddove necessario, psicologico-clinico. La psicologia clinica si è, prevalentemente, finora interessata al passato delle persone come fonte di malessere e patologia. Anche la prospettiva futura, tuttavia, influenza le emozioni, l’umore ed i comportamenti, e quindi il senso di benessere psicologico. In tale direzione, l’analisi neuropsicologica del sistema cognitivo assegna un ruolo sempre più rilevante alle funzioni esecutive, tra cui la pianificazione (Lepore, 2007). “Prendersi cura del futuro” può rappresentare, dunque, una strategia promettente.

 

Bibliografia
Aseendorpf (1990). Beyond Social Withdrawal: Shyness, Unsociability, and Peer Avoidance. Human Development, 33, pp. 250-259
Cruz S, Sousa M. Marchante M, Coelho VA (2023), Scientific Reports, 13:16376
Grant, A. (2021). There’s a Name for the Blah You’re Feeling: It’s Called Languishing. The New York Times, 19 Aprile.
Keyes, C.L.M. (2002). The mental health continuum: from languishing to flourishing in life. Journal of Health and Social Behavior, 43 (2).
Lepore, M. (2007). Introduzione alla neuropsicologia. Gli errori cognitivi nella normalita’ e nella patologia. Franco Angeli.
Penninx B.W.J.H., Benros M.E., Klein R.S. and VinkersHow C.H. (2022). COVID-19 shaped mental health: from infection to pandemic effects, Nature Medicine, 28, pp. 2027–2037

E’ prevista anche la relazione “Le ricadute psicologiche della violenza familiare nella persona in via di sviluppo” con Patrizia Schiarizza

Qui tutti gli articoli sul convegno Uneba di Napoli

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