Compie i primi passi di un cammino lungo ma tracciato il contratto unico per il settore sociosanitario.
Cioè la proposta, portata avanti da tempo da Uneba, voce del non profit di radici cristiane, di un contratto che possa applicarsi alle centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori dell’assistenza a anziani non autosufficienti ed altre fragilità. Oggi invece nel sociosanitario si applicano una decina di contratti differenti, uno per ciascuna associazione datoriale.
E’ quanto emerge dalla tavola rotonda “Verso il Ccnl unitario del comparto sociosanitario” organizzata da Uneba a Torino venerdì 20 giugno nel suo convegno “Il lavoro tra professionalità e valore etico della cura”.

“Nei prossimi 2-3 anni dobbiamo iniziare a ottenere qualcosa riguardo al contratto unico – ha detto il segretario nazionale Uneba Alessandro Baccelli-. Avere uno strumento di lavoro simile per tutte le diverse realtà potrebbe sicuramente essere una soluzione. Propongo di partire, per il contratto unico, dagli articoli che nei vari contratti sono simili o quasi identici”.
Ma per arrivare a un contratto unico, che sostenga adeguatamente i lavoratori di questo settore destinato a espandersi visto l’invecchiamento della popolazione, resta il grande problema della carenza di risorse pubbliche.
Dice il presidente di Uneba Piemonte Amedeo Prevete: “Serve corresponsabilità: sindacati e associazioni datoriali. dobbiamo andare tutti assieme dalle Regioni a chiedere risorse. Altrimenti non ci saranno risorse per remunerare il contratto”.
“Il contratto unico è una necessità strategica non più rinviabile per dare visibilità e peso al settore sociosanitario”, afferma Daniele Massa della Diaconia Valdese.
“Dobbiamo organizzare da subito l’interlocuzione con Stato e Regioni”, dice Antonio Vargiu di Uiltucs.
“Dobbiamo aprire un tavolo per chiedere di alzare le tariffe”, è sulla stessa linea padre Francesco Ciccimarra di Agidae.
“Con Uneba abbiamo fatto un rinnovo di contratto importante – sottolinea Pietro Bardoscia di Uil Fpl – . Il contratto Uneba a regime è migliorativo per i lavoratori e sarà contratto di riferimento per il settore. Garantiamo a Uneba che daremo supporto nel dialogo con le Regioni per il miglioramento delle rette”.
“Crediamo nel contratto unico, ma prima bisogna rinnovare i contratti scaduti nel settore sociosanitario”, dice Aurora Blanca di Cisl Fisascat.
“Dobbiamo puntare a livellare i (compensi) tabellari -dice Franco Berardi di Cisl Fp – “Così sarà più facile andare a esigerne i costi (da Stato e Regioni)”.
“Un vantaggio del contratto unico è che ostacolerebbe la concorrenza al ribasso”, evidenzia Giancarlo D’Errico di Anffas. Per Anffas ha anche inviato un messaggio il presidente nazionale Roberto Speziale. “Anffas – scrive Speziale – ribadisce il proprio convinto interesse nell’avviare un positivo e condiviso confronto teso a ricercare le
più opportune convergenze che consentano di avere, in prima battuta, almeno dei parametri base omogenei tra i contratti di settore, da traguardare anche nell’auspicata prospettiva di addivenire ad un contratto unico di Terzo Settore“.
“Nulla osta al contratto unico, ma finché non vengono definite tariffe per i servizi in base ai costi reali di produzione non si può. Questa è la nostra precondizione”, frena Michele Assandri di Anaste.
“Il contratto unico è un’idea che si sta facendo strada- riconosce padre Virginio Bebber per Aris- Sono, però, particolarmente preoccupato per la situazione dei centri di riabilitazione”.