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Congresso nazionale Uneba – Il terzo settore deve ripartire dalle comunità locali e dalle motivazioni dei protagonisti

Lo Stato taglia, il profit incalza e alle comunità reali si sostituiscono sempre più quelle virtuali. Quale futuro allora per il terzo settore? Disperarsi per la crisi? O piuttosto cercare fino in fondo di svolgere il proprio ruolo, cioè dare risposte ai bisogni delle comunità?

Sostiene con forza la seconda ipotesi Giuseppe Guerini, presidente nazionale di Federsolidarietà. “Welfare di comunità e Terzo Settore di fronte all’Europa” è stato il tema del suo intervento al congresso nazionale di Uneba in corso a Loano (Sv) durante il convegno “Welfare di comunità: ruolo, valori e prospettive del terzo settore”.

“C’è una costante diminuzione dei trasferimenti pubblici e una aumento della domanda di assistenza. In questa situazione, possiamo provare ad ideare nuove forme di risposta?”, è la sfida lanciata da Guerini ai rappresentanti di Uneba.

Ma quali possono essere queste risposte?

“Dobbiamo ritornare a costruire attività all’interno delle comunità: imprenditorializzando il modo di dare risposte ai bisogni, ma anche coinvolgendo sempre di più i cittadini. Le risposte ai bisogni non possono più arrivare solo dalla redistribuzione della ricchezza (attraverso la fiscalità)”.

Siamo di fronte ad una rivoluzione, e cambiare è necessario.

“Se non ripensiamo il nostro ruolo, rischiamo di essere residuali nel disegno economico complessivo”.

Oltre alle nuove idee, per il Terzo Settore è vitale riproporre anche i valori originari. “La spinta motivazionale che ha fatto partire le nostre esperienze è un fattore fondamentale da rimettere in gioco”, sottolinea Guerini.

Il presidente di Federsolidarietà ha infine evidenziato che il welfare non è un peso o una spesa, bensì un fattore di sviluppo.

“L’economia sociale non utilizza risorse residuali redistribuite dallo Stato, non è una realtà che assorbe risorse, bensì una parte importante della costruzione della catena del valore. Esiste un mondo fatto di persone che lavorano con le persone, e che va valorizzato”.

E proprio questa economia sociale deve tornare ad essere uno dei fondamenti dello sviluppo.

“L’Italia e l’Europa si costruiscono se oltre a liberté ed egalité ci ricordiamo anche della fraternitè. E’ da un’economia di fraternità che nasce la prospettiva di un welfare di comunità”.

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