Solitudine, benessere, lavoro.
Ha fatto perno su queste tre parole la relazione di don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio di Pastorale della Salute della Conferenza Episcopale Italiana, al convegno Uneba “Valori e valore nella cura della persona anziana”.
“Universalità e diritto di accesso alle cure. Emergenze e prospettive nel settore socio-sanitario” il titolo della relazione di don Angelelli.
SOLITUDINE
“La solitudine imposta dalla pandemia è stata un trauma, specie per i più fragili. Ne porteremo i segni per anni”.
E la solitudine è la condizione in cui vivono molte persone fragili. “Non ha fondamento”, spiega Angelelli, l’idea che l’assistenza a domicilio sia sempre la soluzione migliore, perché al domicilio talora manca la rete di relazione. Quindi si è soli. Ma la solitudine è di per se stessa una malattia, tanto che, nota don Angelelli, “combattendo la solitudine curiamo le persone”.
BENESSERE
“Il concetto di benessere è cambiato nel tempo: oggi consideriamo benessere quello che fa stare bene me. E’ scomparsa l’idea di benessere sociale e azione solidaristica, e lo si vede anche nel calo dell’interesse per le professioni di cura. Ma è solo un’illusione pensare che io possa stare bene a prescindere dagli altri”.
LAVORO
“Prevale l’idea di un lavoro non generativo: che mi dia solo il sufficiente per soddisfare i miei bisogni. Invece nelle nostre strutture dobbiamo riscoprire il senso di un lavoro generativo, e così anche riscoprire il movente ideale delle nostre strutture”.