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Come donare medicine a enti del Terzo Settore

Il decreto del ministero della salute del 13 febbraio 2018 stabilisce come si possono donare medicinali a enti del Terzo Settore.

Il bimestrale di Uneba Nuova Proposta, nel numero di luglio agosto 2018, presenta nel dettaglio il provvedimento con questo articolo di Sergio Zanarella.

 

Donare farmaci agli enti del Terzo settore, questo è lo scopo del decreto del ministero della Salute del 13 febbraio, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 80, 6 aprile 2018, nel quale si individuano le modalità che rendono possibile la donazione di medicinali per uso umano, non utilizzati, a enti del Terzo settore. Il decreto rende attuativa la disposizione della legge 166/2016, c.d. Legge antisprechi, che ha l’obiettivo di favorire la cessione gratuita di beni nelle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di alimenti farmaci e altri prodotti. L’intento è quello di ridurre gli sprechi nella catena produttiva, favorendo il recupero delle merci invendute o non utilizzate che trovano una rinnovata utilità nel circuito sociale. La legge 166/2016 ha il merito di prendere in considerazione e allo stesso tempo disciplinare il fenomeno dello spreco endogeno nella nostra società, definendo per la prima volta e in modo formale i termini di “spreco” ed “eccedenza”, e assegnando a quest’ultima un ruolo prioritario. La donazione di prodotti in eccedenza o non utilizzati è stata fino ad ora vissuta dalle imprese come una scelta costosa, costellata da oneri burocratici; oggi, grazie anche alla legge 166/2016, è stato definito un quadro normativo semplificato rispetto al passato, in grado di coordinare disposizioni civilistiche, fiscali, igienico-sanitarie.

Farmaci donabili
Gli enti potranno avere e donare farmaci per i più poveri. Dopo le positive esperienze nella distribuzione di prodotti alimentari, adesso sarà più facile donare anche le medicine agli enti del Terzo settore. In base al decreto, possono essere donati a titolo gratuito ad enti, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, i medicinali per uso umano non utilizzati, a favore dei soggetti indigenti o bisognosi.
Possono essere distribuiti i medicinali soggetti a prescrizione, quelli senza obbligo di prescrizione, i medicinali da banco e i campioni gratuiti. I soggetti donatori possono essere le farmacie e le para-farmacie, i grandi distributori e le imprese titolari di Autorizzazione all’immissione in commercio (A.I.C). Comunque tutti i prodotti devono essere regolarmente autorizzati, inseriti in confezioni integre, mai utilizzati, ancora validi e correttamente conservati. Possono essere donati anche i farmaci che sono stati tolti dal commercio per imperfezioni del confezionamento, purché non ne sia compromessa l’idoneità all’uso, e quelli che sono in vendita in Paesi esteri e non in Italia. Invece non possono essere oggetto di donazione i prodotti da conservare in frigorifero a temperature controllate, i medicinali contenenti sostanze stupefacenti o psicotrope, quelli dispensabili in strutture ospedaliere o assimilabili, quelli oggetto di provvedimenti restrittivi da parte dell’Agenzia italiana del farmaco.

Il decreto specifica poi che «la donazione non richiede forma scritta» e che possono essere donati «i medicinali dotati di autorizzazione all’immissione in commercio, ivi compresi quelli di importazione parallela, legittimamente in possesso del donatore, in confezionamento primario e secondario integro, mai utilizzati, in corso di validità, correttamente conservati. Rientrano in questa categoria i medicinali soggetti a prescrizione, i medicinali senza obbligo di prescrizione, i medicinali da banco e i relativi campioni gratuiti». Possono essere oggetto di donazione anche i farmaci non commercializzati «per imperfezioni del confezionamento secondario che non ne modifichino l’idoneità all’uso» e quelli «importati in Itala sulla base del decreto del ministero della Sanità dell’11 febbraio 1997».
Cosa devono fare gli enti per ricevere donazioni di farmaci
Gli enti che intendono riceverli devono disporre di un magazzino idoneo a conservare i prodotti e di un medico responsabile dell’individuazione dei medicinali che possono essere accettati, nonché di un farmacista responsabile della presa in carico, verifica, custodia e distribuzione. Quest’ultimo, in particolare, deve essere iscritto all’Ordine. È suo compito verificare l’integrità del confezionamento, lo stato di conservazione e la validità, nonché occuparsi della distribuzione dei medicinali donati. La distribuzione gratuita di medicinali avviene quindi a opera del farmacista direttamente in favore dei soggetti indigenti o bisognosi, dietro presentazione di prescrizione medica, ove necessaria ed è prevista una comunicazione alla Banca dati centrale della tracciabilità del farmaco da parte delle aziende e dei grossisti che donano.

Il magazzino invece deve essere strutturato o adattato in modo tale da garantire il mantenimento delle condizioni di stoccaggio necessarie, con luce sufficiente a consentire la corretta esecuzione di tutte le operazioni in condizioni di sicurezza. Il suddetto magazzino deve inoltre essere:
a) pulito, asciutto, mantenuto entro i limiti di temperatura comunque non superiori ai venticinque gradi centigradi;
b) dotato di apparecchi per il controllo della temperatura ambientale;
c) inaccessibile al personale non addetto e al pubblico;
d) dotato di spazi separati per la conservazione dei medicinali nel frattempo divenuti scaduti o imperfetti per ragioni diverse da imperfezioni, alterazioni, danni o vizi, relativi al confezionamento secondario, che non ne modificano l’idoneità all’utilizzo o per altri motivi similari, o comunque oggetto di provvedimenti di divieto di utilizzo o vendita, sequestro, revoca o ritiro che li rendono non utilizzabili, in attesa della loro distruzione con indicazione inequivocabile della loro non esitabilità.

LA POVERTA’ SANITARIA IN ITALIA

La nuova normativa permette di rispondere da una parte alle esigenze di cura delle persone e dall’altra alla necessaria accessibilità ai farmaci da parte di tutti, cosa che negli ultimi anni non è poi così scontata, vista la crescita di povertà sanitaria nel nostro Paese. Stando al Rapporto 2017 – Donare per curare: “Povertà sanitaria e Donazione Farmaci”, promosso dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus, nel 2017 il bisogno di farmaci è cresciuto del 9,7% (+27,4% in 5 anni) e 580 mila persone (+4% rispetto al 2015) non hanno la possibilità di acquistare farmaci. Sempre più persone fanno fatica a comprarsi anche solo un’aspirina, basti pensare che gli indigenti per curarsi hanno avuto a disposizione solo 29 centesimi al giorno, pari a 106 euro l’anno (14 euro in meno rispetto all’anno precedente).
Oltre all’aumento degli stranieri, tra i poveri assistiti si rileva l’incremento dei minorenni (+3,2%), gli under 18 rappresentano il 21,6% degli utenti con una crescita maggiore che si evidenzia soprattutto tra i minorenni italiani; un dato che evidenzia come tra i grandi penalizzati dal nostro sistema vi siano le famiglie con figli minorenni. Inoltre, un’indagine commissionata da Banco Farmaceutico e condotta su un campione rappresentativo di utenti ha rilevato che un individuo su tre è stato costretto a rinunciare almeno una volta ad acquistare farmaci o ad accedere a visite, terapie o esami. Il 16% ha cumulato tutte le tipologie di rinuncia; ha in pratica rinunciato a farmaci, visite, terapie ed esami.
Il 23% degli intervistati ha rinunciato almeno qualche volta ad acquistare farmaci. Rinuncia soprattutto chi ha un titolo di studio basso (40,85%), chi ha più figli (42,1%) e chi vive al Sud (50,6%). Chi ha rinunciato a farmaci, in 4 casi su 10 ha dovuto ridurre in modo molto consistente anche visite, terapie ed esami.
Secondo l’Osservatorio sui Medicinali di Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) inoltre – le spese farmaceutiche totalmente a carico delle famiglie sono ammontate, nel 2016, a 8 miliardi 165 milioni di euro, cioè il 37,1% della spesa totale (22 miliardi 58 milioni di euro): ciò significa che il Servizio Sanitario Nazionale, nonostante assolva in buona parte alla sua funzione universalistica, copre solamente il 62,9% di tale spesa.

In una fase storica tanto complicata, caratterizzata dal persistere degli effetti della crisi, il Terzo settore e il mondo della solidarietà hanno senz’altro bisogno di nuovi strumenti e competenze che consentano di poter intervenire nei confronti dei nuovi disagi che si presentano e di sicuro questa nuova normativa, che permette a tali enti di poter ricevere e donare farmaci ai più bisognosi, va verso tale direzione.

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