Il settore sociosanitario rischia il collasso: Uneba, con Agespi, Anaste, Anffas e Aris, chiede un incontro ai sindacati per e “discutere analisi, soluzioni e proposte da presentare al nuovo Governo, alle Commissioni Parlamentari e alla Conferenza delle Regioni”.
Il quadro presentato dalle associazioni datoriali è drammatico.
Il settore sociosanitario residenziale (300.000 posti letto in Italia), versa in una crisi drammatica, effetto del sommarsi dei mancati provvedimenti pre-Covid, dell’emergenza Covid, delle carenze strutturali di figure sanitarie essenziali al mantenimento dei requisiti organizzativi e, più di recente,dell’incremento esponenziale dei costi di energia e delle forniture, del forte rialzo dell’inflazione.
Lo scenario in una prospettiva a breve si presenta carico di drammaticità e a lungo termine privo di prospettive adeguate all’invecchiamento della popolazione.
Leggi la lettera ai sindacati di Uneba, Agespi, Anaste, Anffas e Aris,
2 Comments
Mi sembra una iniziativa e una proposta innovativa nel campo delle relazioni sindacali che ha, tra l’altro, l’ambizione. condivisibile, di convenire sull’analisi dei problemi e sulle soluzioni opportune e necessarie, anche al fine di non lasciare ad altri, Governo compreso, la ricerca di soluzioni che ben conoscono che li vive ogni giorno. Lo si chiami come si vuole, ma questo è il percorso della partecipazione e della concertazione, essenziale per gestire realtà e problemi complessi.
Buongiorno, sono Presidente di una Casa di Riposo. Mi sembra che l’orientamento generale di andare verso l’assistenza domiciliare sia una condanna per le persone anziane e le loro famiglie alla solitudine ed alla disperazione. Le persone che vengono accolte presso le nostre strutture non possono essere lasciate con una badante diurna, con diritto alle sue ore di riposo, hanno bisogno di assistenza continua, diurna e notturna e, spesso, si assistenza infermieristica.
Il fondo per la disabilità dovrebbe, a mio avviso, essere esteso anche alle persone che necessitano di ricovero in struttura e non solo all’assistenza domiciliare.
Mi pare che abbia agito bene la Regione Piemonte, concedendo l’aiuto alle famiglie che lo destineranno alla forma più adeguata.
Forse parlamentari, sindacati e Comuni dovrebbero fare visita alle strutture e rendersi conto delle necessità delle persone accolte.
Voglio ancora sperare che esista un futuro.