Aumentano i non autosufficienti, peggiora la loro situazione. Preoccupanti alcuni dati emersi al Forum sulla Non Autosufficienza svoltosi a Bologna.
Riportiamo al proposito stralci di questo e questo articolo apparsi su www.superabile.it, sito dell’Inail.
Gabriella Sebastiani, responsabile dell’Indagine sulla disabilità dell’Istat, ricorda che (dati 2009) “oltre il 50% delle famiglie con all’interno una persona di 65 anni e più con gravi limitazioni non riceve alcun tipo di aiuto“. Ci sarebbero quindi 1,6 milioni di anziani con lievi o gravi limitazioni nelle attività della vita quotidiana che non ricevono aiuto o vivono in contesti familiari non protetti (da soli o con altri anziani): di questi 951 mila presentano lievi limitazioni, 651 mila gravi limitazioni.
Secondo i dati del 2005, le persone con disabilità che vivono in famiglia sono 2 milioni e 600 mila, ovvero il 5% della popolazione. Mentre nel 2009 gli anziani non autosufficienti ospiti dei presidi residenziali sono 225.182. Sono invece quasi 1 milione e mezzo gli over 65 che ricevono l’indennità di accompagnamento (1 milione e 497 mila, per la precisione): 631 mila hanno anche una pensione di invalidità.
Traballa anche il ruolo di sostegno della famiglia. “Crescono – spiega Sebastiani – le persone da aiutare, ma non quelle che assistono. Aumenta inoltre l’età media dei caregiver, che dai 43 anni del 1983 è passata ai 50 del 2009”. Diminuisce inoltre l’aiuto fornito da volontari, vicini e amici. “Le famiglie aiutate sono scese dal 28,3% del 1983 al 16,9% nel 2009”.
Il numero dei non autosufficienti è destinato ad aumentare.
Come ha spiegato Carla Collicelli, vicedirettore generale del Censis, si stimano “4,1 milioni di persone disabili nel 2010, il 6,7% della popolazione: nel 2020 saliranno a 4,8 milioni (7,9%) e nel 2040 a 6,7 milioni, il 10,7% della popolazione“. Aumentano gli anziani non autosufficienti, ma contemporaneamente, a causa dell’invecchiamento della popolazione, aumentano anche gli autosufficienti.
Intervista a Sebastiani
Intervista a Collicelli
1 Comment
Il titolo di studio non sempre garantisce un basso livello di invalidità, perchè gli incidenti sul lavoro e no ci sono per tutti. Poi un laureato ora e in passato non sempre può fare il suo lavoro: si deve adattare a ciò che trova, se non vuol essere mantenuto!. E finchè esiste solo il valore dell’affare, dell’occasione e non il valore della persona in quanto tale, ci saranno sempre più delinquenti, quindi malasanità, corruzione, sottosviluppo…e soprattutto incidenti sul lavoro. Di conseguenza tanti invalidi in più sempre meno assistiti. Il tutto lo definirei come “inciviltà”, non di sicuro progresso!.
Un buon esame di coscienza ci vorrebbe, soprattutto a chi gestisce il potere, a chi ha i soldi , pensa di essere super….per se stesso dicendo di salvare il mondo.
Cambiamo i nostri valori di fondo, così vedremo una società più civile, competitiva, capace e umana.
Una che ha sempre studiato e che ama lo studio.