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Rette Alzheimer Rsa, le sentenze e la sostenibilità

In merito alla sentenza del Tribunale di Varese del 23.2.21 sulla retta per un malato di Alzheimer, ecco il comunicato stampa di Uneba Lombardia del 3.3.21

La questione della titolarità del pagamento delle rette del ricovero del malato di Alzheimer in RSA negli ultimi anni è oggetto di un vivo contenzioso nelle aule dei Tribunali italiani, sorto a seguito di una interpretazione decontestualizzata di una sentenza della Corte di Cassazione del 2012.
La premessa fondamentale è che i parenti e familiari scelgono volontariamente di accedere ai servizi di RSA perché in Regione Lombardia le persone affette da Alzheimer, da anni, possono accedere a servizi alternativi anche a carattere domiciliare come RSA Aperta e l’assistenza domiciliare alzheimer (ADA). Pertanto la scelta dei parenti è un primo elemento da tenere in considerazione.

Nonostante qualche isolata pronuncia di primo grado abbia stabilito la gratuità della retta, resta saldo l’orientamento giurisprudenziale maggioritario secondo cui il costo del ricovero in RSA debba essere ripartito nella misura del 50-50 tra SSN e utente e, conseguentemente, è del tutto legittimo per le RSA chiedere il pagamento della retta all’Ospite o ai familiari.

IL DIRITTO ALLA SALUTE DI CIASCUNO, E IL DIRITTO A UN SISTEMA SANITARIO PER TUTTI

Tra le tante sentenze che hanno legittimato i comportamenti delle RSA è particolarmente degna di nota la recentissima sentenza del Tribunale di Busto Arsizio del 19 gennaio 2021, con la quale il Giudice ha affermato che le prestazioni erogate dalle RSA nei confronti dei degenti affetti da malattie degenerative, quali il morbo di Alzheimer, non sono ad integrale carico del SSN.

Secondo il Tribunale, infatti, la compartecipazione dell’utente al costo delle prestazioni rappresenta il giusto contemperamento tra la tutela del diritto alla salute del singolo individuo e quella di tutta la popolazione, da garantirsi compatibilmente con le risorse economiche disponibili.

In altre parole, il Sistema Sanitario Regionale non può garantire prestazioni gratuite a tutti, quindi, limitatamente alle prestazioni non ospedaliere caratterizzate da una lunga degenza, chiede all’utente di coprire i costi non sanitari ma socio-assistenziali.

IN RSA LUNGO-ASSISTENZA A BASSA TUTELA SANITARIA

Questa visione è confermata dalla pronuncia del Tribunale di Lecco dello scorso 12 novembre 2020, la quale conferma che il regime di compartecipazione alla spesa da parte del SSN debba essere limitato al 50% del costo del ricovero, essendo erogati in RSA trattamenti di lungo-assistenza caratterizzati da una bassa necessità di tutela sanitaria e da una elevata esigenza di accudimento quotidiano.

COMPARTECIPAZIONE DELL’OSPITE

Da non dimenticare poi la sentenza della Corte d’Appello di Milano n. 1401 del 28 marzo 2019, la quale ha chiarito che secondo la normativa vigente, anche quando la componente sanitaria e sociale delle prestazioni non siano distinguibili, è prevista la compartecipazione dell’ospite ai costi di ricovero in RSA.

Ritiene infatti la Corte che le prestazioni erogate in RSA non possano essere considerate di rilievo prevalentemente sanitario (e quindi a carico del SSN) anche alla luce della definizione normativa di tali strutture, quali presidi che offrono lungoassistenza in favore di soggetti anziani e non autosufficienti un livello medio di assistenza medica accompagnata da un livello alto di assistenza tutelare ed alberghiera.

SENZA RETTE, LE STRUTTURE DOVREBBERO CHIUDERE

La questione della titolarità del pagamento della retta del malato di Alzheimer deve anche essere valutata sotto il profilo della sostenibilità dell’intero servizio. Se gli Ospiti e i loro familiari interrompessero il pagamento delle rette, le strutture – soprattutto nel contingente momento di difficoltà economica – non avrebbero più le risorse per pagare i lavoratori e i fornitori con la conseguenza che sarebbero costrette ad interrompere il servizio dimettendo tutti gli anziani al proprio domicilio.

FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’, RSA IN DIFFICOLTA

Uneba Lombardia è consapevole del fatto che il momento di difficoltà è comune alle famiglie degli Ospiti delle RSA, che devono anche sopportare il peso della lontananza dai propri cari a causa della pandemia. Ma solamente tutti insieme possiamo uscirne, senza alimentare un contenzioso ben poco edificante.

1 Comment

  1. Buongiorno. Io sostengo una retta mensile per mia madre ricoverata dal 2016 in una rsa di Milano di euro 2500 in stanza singola. La mamma e’ allettata da 4 anni per Alzheimer grave con disabilità al 100%, La sua pensione di reveribilità e l’assegno per l’invalidità arriva a euro 1500. La differenza la mettiamo noi figli. E’ corretto? Abbiamo sempre e regolarmente pagato anche se in questo momento facciamo piu’ fatica….. Grazie per un eventuale risposta,


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