Don Massimo Angelelli (a destra nella foto), sacerdote della diocesi di Roma, finora cappellano del Policlinico Universitario Tor Vergata, è il nuovo direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute. Lo ha nominato il Consiglio Episcopale Permanente della Cei.
A don Massimo vanno i migliori auguri di buon lavoro da Uneba e un “grazie” per il servizio che ha assunto.
Don Massimo succede a don Carmine Arice eletto Superiore Generale della Società dei Sacerdoti del Cottolengo e Padre della Piccola Casa della Divina Provvidenza (che è tra l’altro un ente associato Uneba). In un’intervista al Sir, viene chiesto a don Arice: qual è la sfida per le istituzioni sanitarie cattoliche? La sua risposta: “Anzitutto leggere la realtà e chiedersi, in quanto strutture cattoliche, cosa teniamo, perché lo teniamo e come lo teniamo. Perché dovremmo dannarci a mantenere in piedi istituti che non offrono nulla di diverso rispetto a ciò che offrono le strutture pubbliche? Dove eventualmente chi ha la possibilità di avere un approccio privatistico riceve un’immediata risposta rispetto al poveraccio che non ha i soldi e deve aspettare mesi come in qualsiasi altra istituzione. Grazie a Dio, al Cottolengo questo non sta succedendo, non è una realtà diffusa, però è un rischio che sta talvolta correndo certa sanità cattolica per sopravvivere. C’è il rischio di capovolgere l’obiettivo cosicché il servizio al povero diventa marginale rispetto al servizio ‘sostanzioso’ dettato dagli orientamenti finanziari. Papa Francesco ha dato un’indicazione molto chiara: guardate la realtà, e con fedeltà creativa al carisma del fondatore abbiate anche la capacità di riconvertire le vostre opere qualora non rispondessero più al carisma originario. Un lavoro coraggioso: si tratta di mettersi in gioco coniugando carisma fondazionale, sostenibilità del sistema, domanda di cura di poveri e indigenti”.
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