“L’Italia sottosopra – I bambini e la crisi” è il titolo dell’edizione di quest’anno dell’Atlante dell’infanzia realizzato dalla onlus Save The Children.
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Il quadro che emerge è di crescente difficoltà per i minori, a partire dalla povertà economica: dal 2007 al 2012- dice l’Atlante – i minori in povertà assoluta sono più che raddoppiati, passando da meno di 500 mila a più di un milione. Solo nel 2012 sono cresciuti del 30% rispetto all’anno precedente, di cui +43% al Nord e + 41% al Centro.
La situazione peggiore in Sicilia, dove ci sono 175 mila minori in povertà assoluta, ma anche in Lombardia sono 150 mila.
Tra i principali fattori che rendono più probabile la condizione di povertà:
- numerosità del nucleo famigliare
- un solo genitore
- povertà di istruzione
- cittadinanza straniera
- giovane età dei genitori
Alla povertà delle famiglie si somma quella dei Comuni: a metà del 2013 circa 200 mila minori crescevano all’interno di 72 comuni andati falliti, mentre altri 450 mila minori vivevano in Comuni sull’orlo della bancarotta. E delle difficoltà di bilancio fanno le spese i servizi per l’infanzia. In particolare, l’Atlante a pagina 31 cita il caso delle strutture per minori di Napoli che si sono indebitate, rischiando la chiusura, pur di proseguire il servizio malgrado i mancati o ritardati pagamenti del Comune. Una situazione che conosciamo bene dato che molte di queste strutture sono associate Uneba e Uneba Napoli ha guidato il loro impegno e la loro protesta.
SENZA GENITORI Ogni anno più di 400 minori non vengono riconosciuti alla nascita: molti sono destinati ad adozioni nazionali, ma per bambini con disabilità spesso l’unico futuro è in un istituto. Il 70% delle donne che non riconoscono il figlio è straniera.
GIA’ AL LAVORO Circa 260 mila minori di 16 anni sono “coinvolti nel circuito del lavoro precoce”, ed in particolare il 18,4% dei ragazzi di 14 e 15 anni.
MANCA UNA RETE L’Italia, secondo Save The Children, ha arretratezze croniche, come Bassenza di una rete nazionale di servizi per la prima infanzia. “Queste criticità, tipiche di un sistema di welfare storicamente frammentato e instabile, sono oggi però rese più dure dalla crisi economica, e dal venire meno di quegli anticorpi che le famiglie e le comunità locali in molti casi riuscivano comunque a produrre. Sul campo incontriamo giornalmente realtà impegnate, come associazioni e scuole, che sono ormai allo stremo e vediamo un grande capitale di risorse e di competenze costruito negli anni dissolversi nel silenzio. Le reti di protezione sono pericolosamente allentate e la sofferenza sociale dei bambini rischia di non trovare più canali di ascolto e di risposta”.
E LE ECCELLENZE? Ci sono,ma, spiega l’Atlante, appaiono come “un insieme di grumi diffusi di qualità che tuttavia faticano a scambiare e condividere metodologie e percorsi, non fanno sistema, e appaiono pertanto incapaci di affermare la loro visione su una scala più ampia” e “da un punto di vista politico sono condannate all’irrilevanza”.
ALCUNE TABELLE DELL’ATLANTE
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