“In Sardegna nel 2009 poco meno di una persona su 3 era a rischio di povertà o esclusione sociale, circa 1 persona su 5 era a rischio povertà dopo i trasferimenti sociali, quasi 1,5 persone su 10 vivevano in famiglie a bassa intensità lavorativa e 1 su 10 è in grave deprivazione materiale.”
Lo spiega il rapporto “La povertà in Sardegna: dimensioni, caratteri e risposte“, promossa da Csv Sardegna Solidale e realizzata dalla Fondazione Zancan» di Padova
Tra le situazioni particolarmente critiche il rapporto evidenzia quella degli anziani, tra basso reddito, solitudine e non autosufficienza. Preoccupa anche la diffusione della disabilità in età adulta.
La situazione peggiore è quella della provincia di Carbonia Iglesias, ma tante ombre e poche luci anche per le province di Oristano e Sassari.
La politica cosa fa?
“Le azioni regionali – illustra Sardegna Solidale – sono perlopiù orientante a erogare sostegno economico (19,4%) e a garantire un inserimento lavorativo (18,4%). I destinatari delle azioni sono in misura maggiore le famiglie e i minori (23,5%), le povertà estreme (23,5%). In misura minore, le azioni interessano le situazione di emergenza (1,5%), le donne (2,9%), gli anziani (2,9%) e chi ha un disagio mentale (2,9%). Un aspetto rilevante che emerge dall’analisi dei documenti locali è la mancanza di una definizione di povertà.”
Di cosa si occupa il volontariato? Cosa potrebbe fare contro la povertà?
“Le azioni realizzate dal volontariato – spiega Fondazione Zancan – sono prevalentemente di sostegno e di accompagnamento. Le risposte offerte mostrano un approccio concreto nel cercare risposte ai bisogni delle comunità in cui operano. Risulta, invece, sottodimensionata e qualitativamente poco rilevante la partecipazione ai processi di programmazione e, più in generale, lo sviluppo di proposte di tutela e di advocacy”.
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