Francesco Chiodaroli, direttore della Fondazione Danelli di Lodi e presidente della commissione disabili di Uneba Lombardia, interviene nel dibattito sulla segregazione delle persone con disabilità – cioè condizioni abitative che impediscano loro di essere protagoniste della propria vita- lanciato da LombardiaSociale.it
Sarebbe importante, scrive Chiodaroli “estendere la riflessione a tutte le forme di residenzialità, che potremmo indicare come ‘risorse per l’abitare’ (residenze, domicili privati, appartamenti protetti, comunità….), perché nessuna forma è esclusa dal rischio di segregazione, e dall’altra parte nessuna forma può essere considerata l’unica da perseguire in maniera univoca”.
“La presenza di una equipe multidisciplinare formata da professionisti preparati e che abbiano la possibilità di avere una relazione significativa in termine di frequentazione, è tra le altre cose, sempre per chi scrive, l’elemento di maggior forza delle soluzioni residenziali, una forza indirizzata ai fini della possibilità concrete di autodeterminazione della persona con disabilità, della sua qualità di vita e minor rischio di segregazione”.
LE RICHIESTE ALLA REGIONE LOMBARDIA
“È invece negli ultimi anni -scrive Chiodaroli – che, a parere degli enti gestori, la programmazione innovativa socio sanitaria di Regione Lombardia è rimasta eccessivamente schiacciata dai processi di riforma sanitaria con una dimensione sempre più ospedale centrica, perdendo occasioni per ampliare e aggiornare le soluzioni abitative a favore delle persone con disabilità, nonché di riforma di quelle esistenti, al fine di porre al centro della propria attività la qualità di vita e l’inclusione delle persone con disabilità.
E’auspicabile che, all’inizio di una nuova legislatura regionale, continui con maggiore determinazione la riflessione per portare a sistema e finanziare le esperienze degli appartamenti protetti, spesso sorti in appoggio a delle RSD, dove competenze e professionalità sono presenti per realizzare progetti di vita indipendente”
“L’auspicio, vista l’importanza della partita, è che davvero il legislatore istituisca un tavolo di lavoro permanente con le associazioni dedicato, non alla ‘limatura’ di delibere già emanate, ma alla programmazione, perché il rischio che la tematica della disabilità sia schiacciata e compressa in una grande riforma della ‘cronicità’ ospedale-paziente-centrica è reale e concreto”.
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