A furia di risparmi (o di tagli) nella sanità, potrebbe diventare difficile garantire il mantenimento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), specialmente al Sud.
Nel 2013 le spese per gli acquisti di prestazioni da privati accreditati sono cresciute del 1,4% malgrado la legge chiedesse l’opposto
Serve più controllo sull’appropriatezza delle prestazioni e il completamento degli accreditamenti.
Le Regioni devono adeguare l’offerta dei servizi ai nuovi bisogni sanitari.
Il disavanzo della sanità regionale prosegue la sua riduzione
Sono alcuni dei punti evidenziati dalla Corte dei Conti nel capitolo dedicato alla sanità della sua “Relazione sulla gestione finanziaria per l’esercizio 2013 degli enti territoriali”.
Ecco alcuni approfondimenti su questi ed altri temi, come evidenziato da Quotidiano Sanità qui e qui.
Spesa diminuita
“Nel 2013 la spesa complessiva per consumi finali attribuibile al Servizio sanitario nazionale è stata pari a 109,6 miliardi, con un decremento nominale del 2,8% rispetto al 2010 pari a 3,1 miliardi”.
Lea a rischio
“Ulteriori risparmi ottenibili da incrementi di efficienza- scrive la Corte dei Conti-, se non reinvestiti prevalentemente nei settori dove più carente è l’offerta di servizi sanitari, come, ad esempio, nell’assistenza territoriale e domiciliare oppure nell’ammodernamento tecnologico e infrastrutturale, potrebbero rendere problematico il mantenimento dell’attuale assetto dei Lea, facendo emergere, nel medio periodo, deficit assistenziali, più marcati nelle Regioni meridionali, dove sono relativamente più frequenti tali carenze”.
Privato non cala
“Gli acquisti di prestazioni da operatori privati accreditati, malgrado le riduzioni di spesa disposte dal d.l. n. 95/12 (rispetto al 2011, -0,5% e 1% nel biennio 2012/13), hanno avuto un andamento in linea con le attese per l’anno 2012 (-0,5%) e un aumento dell’1,4% nel 2013”.
Per un migliore controllo di tale aggregato di spesa è fondamentale che le Regioni concludano tempestivamente le procedure per l’accreditamento degli erogatori privati e l’ assegnazione dei relativi budget (per volume di servizi o tetti di spesa), e incrementino i controlli di appropriatezza sulle prestazioni erogate, alle quali applicare, in caso risultino eccedenti i budget predefiniti e non rispondenti a condizioni di appropriatezza, forme di regressione tariffaria.”
Servizi adeguati ai nuovi bisogni
“Le Regioni, inoltre, dovranno effettuare una più attenta e puntuale programmazione annuale dei fabbisogni assistenziali emergenti nei rispettivi territori, al fine di adeguare l’offerta di servizi ai nuovi bisogni sanitari, prodotti anche dal peso crescente delle malattie degenerative conseguente all’invecchiamento progressivo della popolazione, oppure dalle nuove, e relativamente più costose, classi di farmaci “biologici” ad alto contenuto tecnologico, in grado di trattare più efficacemente e selettivamente diverse categorie di patologie tumorali”.
Disavanzo ridotto
La Corte evidenzia come il sistema sanitario nel suo complesso, malgrado persistenti criticità dei Servizi sanitari regionali in alcune Regioni sottoposte a piano di rientro, sta riassorbendo i disavanzi pregressi grazie agli efficaci meccanismi di monitoraggio. Il disavanzo gestionale delle Regioni, prima delle coperture, nel 2013 è stato di 1 mld di euro. Nel 2012 era stato di 2,4 mld di euro e nel 2011 di 1,7 mld. Da evidenziare come la Regione Lazio con disavanzo di 669 mln (coperti con 880 mln di tasse) gioca un ruolo quantomeno ‘decisivo’.
Personale del Sistema sanitario nazionale
“La spesa per il personale, nell’arco temporale che va dal 2002 al 2013, mostra, in termini assoluti, un incremento di 7,55 miliardi (+27,34%), passando da 27,6 a 35,17 miliardi. Da un incremento medio annuo del 4,9 per cento nel periodo 2002-2006 si scende al 2,4 per cento nel periodo 2006-2010.Il contenimento è stato maggiore nelle Regioni sottoposte a piano di rientro ordinario”.
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