Al convegno Uneba “La riforma del Terzo Settore – Le idee del Governo, le proposte di Uneba” è intervenuto anche il professor Emanuele Rossi della Scuola superiore di studi universitari Sant’ Anna di Pisa con la relazione ‘La nuova disciplina del Terzo Settore’. Ecco alcuni passaggi.
“Anziché fare un Testo Unico del Terzo Settore, che è solo una raccolta della legislazione esistente, sarebbe meglio fare un Codice del Terzo Settore, cioè un compendio della normativa con ordine logico e possibilità di modifiche dell’esistente.
Ma la domanda di fondo è: che cos’è il Terzo Settore?
Manca una definizione precisa, e non coincide con il non profit. Ci sono enti non profit che non sono parte del Terzo Settore, come i partiti politici.
Come Agenzia delle Onlus avevamo proposto un riconoscimento in base a tre criteri:
- Chi fa: enti privati senza scopo di lucro
- Cosa fa: attività di utilità sociale
- Perché lo fa: con fini solidaristici o ideali
Potremmo definire il Terzo Settore come un’ambito di soggetti giuridici privati collettivi costituiti con finalità sociali, e che senza scopo di lucro danno vità ad attività congruenti con le proprie finalità di solidarietà sociale’
Un punto di debolezza della riforma: i compiti di promozione e vigilanza sono affidati ad una ‘struttura di missione’, ma questa, per statuto, ha carattere temporaneo, e legato al Governo che la costituisce.
Occorrerebbe un’autorità amministrativa indipendente. E’ vero che cosa, ma potremmo, come proponeva Zamagni, usare il cinque per mille del cinque per mille.
Leggiamo che la riforma del 5 per mille è all’interno della Riforma del Terzo Settore: ma allora il 5 per mille sarà solo per gli enti del Terzo Settore?“
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