Come contrastare l’uso di alcool da parte di lavoratori che svolgono mansioni delicate? A chi spettano i controlli, e fino a che punto ci si può spingere nel rispetto dei diritti civili dei lavoratori?
Fornisce alcune risposte “Alcol e lavoro”, documento di consenso sottoscritto da un gruppo di medici, giuristi, bioeticisti e parti sociali del gruppo Lara (Lavoratori rischiosi per gli altri). E’ stato pubblicato come supplemento di “Medicina e lavoro” a fine 2014.
Il gruppo Lara evidenzia anzitutto che contrastare l’uso di alcol nei lavoratori che svolgono mansioni a rischio di infortuni sul lavoro ovvero per la sicurezza, l’incolumità o la salute è compito dei datori di lavoro.
Inoltre, come si legge nella sintesi delle 69 pagine del documento, “la normativa vigente presenta lacune e incongruenze; le difformità nelle disposizioni delle autorità locali e regionali non consentono di applicare una strategia unitaria sul territorio nazionale”.
Secondo il gruppo Lara,”l’obbligo del datore di lavoro di vigilare sull’osservanza del divieto di assunzione di alcolici sul luogo di lavoro non dovrebbe essere espletato solo per il tramite del medico competente”.
La pratica di valutare il rischio per terzi e prevedere nel Documento di Valutazione dei Rischi l’obbligatorietà della sorveglianza sanitaria anche per le figure per cui la legge non lo prevede è considerata da alcuni giuristi illegittima.
E comunicare al datore di lavoro i risultati di controlli alcolimetrici e accertamenti per alcol-dipendenza potrebbe essere per il medico competente una violazione del segreto professionale.
Inoltre, sottolinea lo studio, negli anni sono stati trascurati gli aspetti educativi e quelli riabilitativi in merito al consumo (o all’abuso) di alcool.
In conclusione, il gruppo auspica che tutti i datori di lavoro provvedano a valutare il rischio per terzi proveniente da comportamenti di uso di sostanze alcoliche. “Il controllo di tale rischio negli ambienti di lavoro richiede una più chiara definizione dei ruoli degli Organi di Controllo e Vigilanza e del Medico Competente e il passaggio da un atteggiamento reattivo ad uno proattivo di tutte le parti in causa”.
Si consiglia, in particolare, l’adozione di un documento di policy aziendale sull’alcool, da realizzare coinvolgendo sin dall’inizio gli RLS e tutte le figure chiave della struttura.
Da pagina 19 in poi, lo studio riporta una sintesi delle normative in materia di consumo di alcool. In ambito nazionale il riferimento base è la legge 125/01. La Conferenza Stato Regioni con provvedimento del 16 marzo 2006 ha incluso le “mansioni sociali e sociosanitarie svolte presso strutture pubbliche o private tra quelle ad elevato rischio, a cui si applicano il divieto di assunzione e somministrazione di alcolici ed uno speciale regime di controlli.
Lo studio riepiloga anche la legislazione locale, tra cui quella regionale di Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Piemonte e Toscana.
A pagina 37 alcune indicazioni su come il datore di lavoro può rendere effettivo il divieto di somministrazione di alcool e come può svolgere attività di formazione e informazione sul tema.
Nell’immagine qui sotto, alcuni adempimenti per il datore di lavoro
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