La Corte dei Conti critica la legislazione sul cinque per mille, “confusa e inadeguata”. E sottolinea la necessità di una stabilizzazione del meccanismo del cinque per mille, di cui ogni anno beneficiano anche molti associati Uneba
La Corte dei Conti interviene sul tema con la delibera 14/2013/g della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato del 5 dicembre, depositata il 24 dicembre, intitolata “Destinazione e gestione del 5 per mille dell’Irpef”.
Nel suo comunicato stampa la Corte dei Conti evidenzia tutte le criticità dell’attuale legislazione sul 5 per mille rilevate con la sua verifica. Eccone alcuni passaggi.
MANCA STABILIZZAZIONE “La mancata stabilizzazione (…) attraverso una legge organica – in grado di garantire la certezza delle risorse nel corso di un arco temporale ragionevole e la definizione di tempi certi per l’erogazione dei fondi – ha prodotto inefficienze ed inutili appesantimenti burocratici.
NON 5 PER MILLE MA 4 PER MILLE? “Il tetto di spesa annuo è in contrasto con le determinazioni dei contribuenti, riducendo, di fatto, la percentuale del contributo”. (Una questione che il non profit segnala da anni, una petizione cui anche Uneba aveva aderito)
I SOLDI? TARDI “I ritardi nelle erogazioni – dovuti alla pluralità di amministrazioni coinvolte, con scarso coordinamento tra loro, e a disfunzioni interne a ciascuna di esse – sono causa dell’incertezza sulla disponibilità delle risorse per i beneficiari”. L’ente pubblico trattiene a lungo soldi che non sono suoi: sono soldi che i contribuenti hanno scelto di destinare a uno degli enti beneficiari, e per i quali lo Stato è solo un tramite.
RENDICONTAZIONI “L’analisi delle rendicontazioni procede lentamente ed in maniera assai laboriosa”.
POCHE FIRME, TANTI SOLDI “L’’attribuzione delle risorse in base alla stretta capacità contributiva fa sì che alcuni enti che possono raccogliere il favore di optanti abbienti ottengano, anche con un basso numero di scelte, somme assai rilevanti”.
BASSO REDDITO, NESSUN CINQUE PER MILLE “La percentuale degli optanti fra coloro che non presentano la dichiarazione dei redditi è minima e, pertanto, risulta disincentivata la contribuzione al 5 per mille di un rilevante numero di persone, generalmente quelle a più basso reddito. Nessuna scelta è possibile per i milioni di cittadini che non pagano l’Irpef e che, pertanto, sono esclusi da tale forma di partecipazione”.
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